Nata a Roma nel 1943, Marcella Di Folco è tra i pilastri fondanti del movimento trans italiano: è presidente del MIT dal 1988 al 2010 – anno della sua morte – per il quale nel 1994 fonda il primo consultorio autogestito per la salute delle persone trans; nel 1997 è vicepresidente dell’ONIG (Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere). La sua rivendicazione dell’essere donna in un corpo non iper-femminile spalanca le porte a nuove riflessioni nel dibattito sui modelli di genere classici, stereotipati e binari.
Eletta nel 1995 consigliera del Comune di Bologna, è la prima donna al mondo apertamente sottopostasi a un intervento di riassegnazione di genere a ricoprire una carica pubblica. Negli anni Settanta recita per registi del calibro di Petri, Risi, Sordi, Rossellini ed è una presenza costante nel cinema di Fellini, per il quale è, tra i tanti ruoli, il principe Umberto di Savoia in Amarcord.
Per l’imponenza della sua figura, l’inarrestabilità del suo incedere e la possanza della sua voce con cui improvvisa brani di lirica, è chiamata affettuosamente «Marcellona» dalle amiche e compagne di lotta. Tra queste, scrive di lei Porpora Marcasciano: «Non conosceva la sottomissione, per cui l’insubordinazione restava il suo elemento fondante. Guai a metterla in secondo piano […], sarebbe stata capace di armare battaglie che quella di Canne le avrebbe fatto un baffo. Siccome rappresentava tutto il mondo trans, ne consegue che tutto quel mondo ne usciva sempre a testa alta».
immagine realizzata da Riccardo Pittioni, del collettivo artistico Gli Infanti
Versione originale sul numero 3 della Falla di Nicola Riva, questo articolo è stato ampliato in occasione della scrittura di Clamorosə: 40 anni di rumore
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