Estate del ’58, una ragazza figlia di droghieri in una piccola provincia francese parte per fare l’educatrice in un campo estivo. Prova vergogna per la famiglia da cui proviene: lei ama i libri, la cultura, loro non sono stati a scuola. È viziata, priva di esperienze di vita, ambisce alla libertà. È «la ragazza di S.», «la ragazza del ’58», Annie D.
Tramite le fotografie, le canzoni, gli eventi storici, nel romanzo Memoria di ragazza la scrittrice Annie Ernaux torna indietro di quasi sessant’anni e resuscita quella versione di sé ormai seppellita nei ricordi. Affiora il ritratto di un’adolescente che affonda prima di poter risalire, il resoconto dei due anni successivi a quell’estate che l’ha tanto stravolta.
«Ho voluto dimenticarla anch’io, quella ragazza. Dimenticarla davvero, ossia non avere più voglia di scrivere di lei».
Nel 1958, Annie D. conosce per la prima volta il sesso, inaspettato e violento, privo di emozioni, con H. Abbandonata da sola il mattino dopo, ignorata per il resto del tempo, si getta nelle braccia di chiunque la desideri. Da lì la vergogna, l’ostilità del gruppo sociale. Tornata a casa, non è più la stessa. Sprofondata nel dolore della perdita e del rifiuto, il suo corpo si ribella: non avrà il ciclo per due anni. Si affaccia sui primi fallimenti scolastici e sui disturbi alimentari: «Vivo la fierezza di essere una campionessa del digiuno». Infine il viaggio a Londra e i furti con l’amica R; al ritorno, l’università, i libri, lo studio, la salvezza.
Annie Ernaux scrive limpidamente di questa ragazza che è stata lei, ma che ora non riconosce, forse nemmeno capisce. Si interroga sul perché dello scrivere di questa ragazza ormai morta, su cosa significhi parlare di un sé non più esistente. Naviga nella memoria dei diari, cerca fotografie, numeri telefonici, tutto ciò che possa rendere Annie D. reale. Traccia il filo conduttore di quei due anni così pieni di malinconia, confusione e vergogna. Una vergogna più profonda dell’essere figlia di droghieri: la vergogna di essere una ragazza, nello specifico una ragazza che ha fatto sesso, una ragazza che non ha il ciclo, una ragazza che non mangia.
«Mi accorgo ora di aver scritto un racconto compreso tra due confini temporali legati a questi due elementi, il cibo e il sangue, i confini del corpo».
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