Come moltə abitanti di Bologna amo sgranocchiare quelle croccanti sfoglie di pane cotte in forno che da noi sono chiamate streghe o streghette. Sono ottime da sole come spuntino o come sostituto del pane per accompagnare salumi o (per chi è vegetarianǝ) zuppe di legumi, salse vegetali o verdure. Poi un giorno, su richiesta di un’amica non-bolognese, mi sono informata sull’origine del loro nome e ho scoperto che deriva dal fatto che un tempo venivano usate per provare la temperatura del forno prima della cottura del pane. Dopo aver fatto l’impasto per il pane se ne staccavano alcuni pezzetti, si stendevano in una sfoglia sottile e li si infornava per vedere se la temperatura del forno era giusta; ma spesso la temperatura era troppo alta e le sfoglie finivano per bruciarsi; per questo motivo venne dato loro il nome di “streghe” o “streghette”.

Devo confessare che inizialmente questa scoperta mi ha turbata profondamente e ha cambiato il mio modo di vedere questo prodotto tipico della mia città. L’ho trovato un nome così sgradevole, con un richiamo a eventi dolorosi e riti offensivi per noi donne non conformi. Le streghe bruciate nel forno, sacrificate per evitare che il più nobile pane si bruciasse, mi riportavano alla mente i sacrifici di donne innocenti e coraggiose, bruciate sull’altare di un potere patriarcale e arrogante. Con il tempo però ho iniziato a ragionare sulle caratteristiche che accomunano noi lesbiche di ieri e di oggi con le streghe del passato, ma anche con le nostre streghe bolognesi.

Da sempre la strega richiama un immaginario di donna che non si conforma alla morale e alle consuetudini del suo tempo. La caccia alle streghe, come lo stigma verso le lesbiche e bisessuali, nasconde (ma nemmeno troppo) l’obiettivo di reprimere la sessualità femminile, soprattutto quella che si esprime nelle sue forme più disinibite e dissidenti, quella che non ha bisogno di un uomo, che non si assoggetta allo stereotipo di un rapporto di coppia eteronormato e patriarcale.

Durante il Medioevo, il potere ecclesiastico mandava a morte come streghe tutte quelle donne che non si adattavano all’ordine sociale e religioso dell’epoca o che, come Giovanna d’Arco, sfidavano i ruoli di genere indossando abiti maschili. Da Nogaredo a Salem, le donne che venivano bruciate sul rogo erano quelle che rivendicavano la propria identità, non si conformavano alla norma corrente e spesso trasgredivano alla legge considerata “naturale” del matrimonio.

Le streghe erano spesso donne sapienti (la parola inglese per strega, witch, deriva dall’inglese antico wicce, ovvero wise woman, donna saggia), in grado di ascoltare il ritmo della natura e mettersi in contatto con il mondo spirituale, cultrici di un principio divino prettamente femminile. Facevano paura perché non si sottomettevano ad alcun Dio, ma soprattutto non obbedivano ad alcun uomo. Erano donne indipendenti, che agivano secondo la propria coscienza e al di fuori degli schemi prestabiliti dagli uomini e per questo hanno pagato con la loro stessa vita. Non a caso le femministe di ogni epoca le hanno assunte come icona e fonte di ispirazione nei loro movimenti.

Le streghe, come le lesbiche e le loro compagnə dei movimenti LGBTQIA+, sono da sempre in prima linea per difendere i loro diritti e permettere allə altrə di goderne. Le lesbiche hanno in comune con le streghe il rifiuto del modello di potere maschile dominante, nella società e nella coppia, quando vivono le loro relazioni di intimità, di amicizia e di sorellanza in un modo nuovo e rivoluzionario. Le lesbiche, come le streghe, con le loro esistenze temerarie hanno aperto la strada a chi è venutǝ dopo di loro; con i loro corpi esposti, derisi, disprezzati, picchiati, bruciati si sono sacrificate e si sacrificano per consentire allə altrə di vivere come più desiderano, permettendo loro di esistere con dignità, di cuocere alla giusta cottura, senza bruciarsi.

Ora mi accorgo di amare le streghe bolognesi più di prima, proprio per la curiosa origine del loro nome; ogni volta che le mangio penso a come siano simili alla mia nuova grande e meravigliosa famiglia di streghe, lesbiche, bisessuali, persone trans, femministe, donne non conformi di ogni tipo, le cui esistenze mi ricordano di osare sempre, anche con il sacrificio di noi stessə, per la libertà di tuttə.

Quindi viva le lesbiche e le streghe bolognesi! E se ancora non le conoscete e vi trovate a passare da Bologna, vi consiglio vivamente di provarle… entrambe.