IL 25 APRILE AL PRATELLO TRA PASSATO, PRESENTE E SPERANZE FUTURE
La storia di Pratello R’Esiste affonda le sue radici nel lontano 2008, quando, per iniziativa di alcune mamme della via, prese vita il Coro R’Esistente composto da bambinə del Pratello (storica via e crocevia di impegno politico e resistenza), diventato fin da subito un’importante componente della festa.
Si è partitә da qualcosa di piccolo e importante, che univa passato, presente e futuro.
Poi le cose hanno preso una loro evoluzione e hanno trovato nella strada un terreno fertile per trasformarsi, contaminarsi, diventare quel colorato zibaldone a cui tantə sono legatə, ognunə per un motivo diverso.
Il Pratello è da sempre antifascista: da quando la ribellione partigiana ha trovato casa in questa strada grazie alla collaborazione con la cittadinanza e il suo spirito è cresciuto nel tempo attraverso l’attività di circoli, associazioni e di singolə abitantə; qui Radio Alice, il circolo Pavese e le case occupate hanno dato una spinta anche culturale alla resistenza a ogni fascismo. Dove poteva quindi crescere la più partecipata festa del 25 aprile della città, se non in Pratello?
Se vogliamo pensare al tempo che abbraccia Pratello R’Esiste, diciamo che possiamo dividerlo in due. Uno, esteso, a volte interminabile quando ci si passa in mezzo, è il prima. Le prime chiacchiere in strada: quest’anno quando si inizia, bisogna anzitutto risolvere e lavare via le ruggini dell’anno precedente (quante volte si è rischiato di non partire nemmeno…), e da lì cominciare con le assemblee pubbliche, riprendere i contatti, parlare con le istituzioni, entrare nel girone infernale della burocrazia.
Le assemblee pubbliche, la comunità del Pratello che chiama a raccolta tante forze della città, e in generale chiunque abbia voglia di vedere cosa succede dentro e magari dare una mano, che di mani non ce ne sono mai abbastanza.
Le assemblee pubbliche di Pratello R’esiste sono un’esperienza che chiunque abbia un po’ di attivismo alle spalle dovrebbe fare. Difficile spiegare il perché, provare per credere, diciamo. La cosa che le rende speciali, nel bene e nel male, è sempre lei, questa miscela esplosiva e male assortita di realtà cittadine senza soluzione di continuità e popolo della strada. Serate intere a incartarsi su un argomento che magari con la festa non c’entra, crisi diplomatiche che nemmeno i missili di Cuba. Se qualcunə dovesse spiegare come da momenti quali questi possa venir fuori una Festa della Liberazione così bella non ci riuscirebbe, statene certә. Eppure funziona.
Si è riuscitə a far sedere di fianco persone che in qualsiasi altro contesto si sarebbero prese a testate perchè sappiamo quanto la galassia della sinistra sia brava a frammentarsi in tanti microscopici pezzetti, ma tutto sommato una quadra si è sempre trovata.
E se la festa nel tempo è cresciuta così tanto è anche grazie alla presenza e alla partecipazione di tante realtà antifasciste della città, e non solo, che hanno condiviso con noi il bisogno di dare voce alle resistenze dell’oggi, dalle lotte con le/i migranti, alla comunità LGBTQIAP+, dalle lavoratrici e i lavoratori precariə, alle detenute e i detenuti, fino a coloro che difendono il territorio dalle speculazioni; senza abbandonare però la vivacità di una festa, condividendo la giornata con migliaia di altre persone, ballando, cantando con una birra fresca in mano.
Perché poi c’è il secondo tempo, che si esaurisce in un’unica grande e lunghissima giornata, il 25 aprile.
Ci sarebbe da scrivere tantissimo, perché c’è dentro talmente tanto e ognunə è legato a un pezzetto, a una storia o a un certo angolo della strada, e qualsiasi narrazione sarebbe riduttiva.
Chi la vive da dentro, però, può assicurarvi che quella giornata andrebbe vissuta tutta quanta, senza perdere nemmeno un minuto, arrivando prestissimo e andando via tardissimo. Iniziare dalla mattina, soprattutto, quasi all’alba, quando la strada inizia a farsi bella per tutta la gente che verrà a farle visita. I caffè delle 7, la scala precaria per attaccare gli striscioni, il sole che si infila tra le case e inizia a scaldare i portici, le facce mezze sconvolte che si riassestano e si preparano a far sera, che sarà lunga. E poi pian piano, iniziando da qui, vedere che la gente comincia ad arrivare, dal caffè si passa a un benaugurante acetello al Barazzo, compaiono i biliardini al Mutenye, si sistema la scala (sempre lei, sempre precaria, ma non ha mai ucciso nessunə) per la posa della corona, e poi e poi e poi… E poi il tempo corre sempre più in fretta, arrivano lə bimbə del coro, arrivano le associazioni e sistemano i banchetti, e poi la musica e tutto il resto, le mostre e gli interventi, i concerti e le magliette. Di cose ce ne sono, dentro, a volte ci sembra anche troppo densa e il giorno dopo il primo pensiero è spesso «mai più, l’anno prossimo la facciamo più piccola», ma alla fine l’anno dopo è sempre un po’ più grande e un po’ più bella.
I giorni dopo non sono facili perché di tutto questo cuore che viene messo nel 25 aprile del Pratello sembrano rimanere solo le polemiche della boccia di birra rotta e i maragli che fanno la pipì nel posto sbagliato. Sì è vero, non è così, è la stampa bellezza, e si fa fatica a non farci caso. C’è anche la stanchezza accumulata che vien fuori tutta insieme e ti fa dire in modo un po’ troppo azzardato che basta, questo è l’ultimo, l’anno prossimo non facciano i conti su di me. Ma alla fine sai già che non andrà così.
Perché c’è una cosa, semplice e piccola, che tantə dimenticano quando parlano di Pratello R’Esiste: prima di tutte le belle parole e i contenuti e gli addobbi che gli vengono attaccati addosso è un festa. E una festa è anche questo, è una birra liberatoria, è il rivedere mille amiche e amici e chiamarlə a Bologna perché guarda ne vale la pena, è la maglietta e lo shooting fotografico, è un giornata di sole nella strada più bella e antifascista di Bologna.
L’anno scorso per ben noti motivi la festa non c’è stata, ma la strada è stata riempita di foto spedite da persone che ci tenevano a esserci almeno virtualmente, ed è stato comunque molto bello, anche accorgersi, se ce ne fosse stato bisogno, di quante persone vogliono bene a Pratello R’esiste.
Questo secondo anno di pandemia, pur con tutte le difficoltà della situazione generale, non ha scalfito la nostra voglia e il nostro bisogno di ricordare la Resistenza e le lotte antifasciste di oggi: abbiamo cercato una nuova forma per poterci essere, ma è solo una brevissima pausa perché non vediamo l’ora di tornare a festeggiare il 25 aprile come si deve (e come ci piace!), ovvero con una giornata antifascista, multiculturale, antisessista e antiomolesbobitransfobia.
Immagini di Achille Serrao e Pier Paolo Silvestri.
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