La cancellazione dell’esistenza di comportamenti queer nella storia è un fenomeno estremamente pervasivo. A offrire gli esempi più palesi di questa distruzione sono le società del mondo antico, aliene ai concetti di omosessualità e bisessualità dato che regolavano la sessualità su altre basi rispetto al genere. Numerose sono infatti le evidenze storiche di comportamenti achillei o saffici tanto presso greci e romani; non sempre, tuttavia, questo aspetto di quelle antiche società viene ricordato nelle rappresentazioni mediatiche di quest’ultime, nella cultura popolare e durante il percorso educativo obbligatorio. Nel cancellare il comportamento queer nel mondo antico la società costruisce pertanto una memoria del passato come eterosessuale con un chiaro fine politico: giustificare la Norma eterosessuale del mondo contemporaneo.

Gli esempi di cancellazione moderna e contemporanea della queerness dell’età classica sono innumerevoli. Il rapporto tra Achille e Patroclo è stato spesso interpretato come un rapporto platonico tra due amici a discapito delle interpretazioni classiche che vedevano nella coppia la rappresentazione di una relazione pederastica. In letteratura latina vengono fatte studiare le elegie di Tibullo dedicate a Delia ma non quelle al giovinetto Marato, i carmi di Catullo dedicati a Lesbia ma non quelli a Giovenzio. Della vita di Giulio Cesare ci viene raccontato in ogni salsa il suo rapporto con Cleopatra ma non quello che probabilmente ebbe con Nicomede IV di Bitinia.

L’accademico Kenji Yoshino teorizza come l’invisibilizzazione delle non-eterosessualità sia solo la seconda causa dell’invisibilità bisessuale, dovuta al tabù verso il desiderio achilleo e saffico. La prima rende invisibili tutte le sessualità sulla base dello stigma sessuofobico mentre la terza rende invisibile solamente la bisessualità riconducendola al binarismo etero-omosessuale. Yoshino conclude che l’invisibilità delle persone bisessuali nella società contemporanea sia dovuta a un contratto sociale tra eterosessuali e omosessuali per cancellare la bisessualità piuttosto che all’inesistenza di quest’ultima: al contrario, in tutti gli studi la percentuale delle persone bisessuali risulta uguale o maggiore a quella degli omosessuali (The Epistemic Contract of Bisexual Erasure).

La cancellazione dell’esistenza bisessuale nella storia non è esente dal sistema di cancellazione illustrato da Yoshino: la società monosessista costruisce una memoria del passato come monosessuale, ossia come eterosessuale o omosessuale, al fine politico di negare l’esistenza distinta, intera e stabile dell’attrazione per più di un genere. Tibullo, Catullo e Giulio Cesare, citati nel secondo paragrafo, ne sono esempi da parte della società eterosessuale italiana. Gianna Nannini è invece un caso esemplificativo di cancellazione bisessuale da parte della comunità gay e lesbica italiana: la rocker toscana viene infatti costantemente additata come una lesbica velata nonostante dal 1995 abbia ripetuto più volte di essere attratta da più di un genere. Neanche nella storia del movimento queer la bisessualità riesce a essere visibile: in Italia il comportamento bisessuale di Mario Mieli viene spesso dimenticato mentre in America nel docudrama When We Rise sul movimento LGBT+ americano non appare nessun attivista bisessuale nonostante i tanti decenni coperti dalla serie. In questo contesto la memoria dell’esistenza bisessuale costituisce da sé un atto radicale di r/esistenza a chi vorrebbe la bisessualità invisibile, frammentata e temporanea.

Negli anni Settanta dellə attivistə gay e lesbiche, riconoscendo nella cancellazione dell’omosessualità nel passato come parte della loro oppressione, fondarono i primi archivi omosessuali. Quest’anno, riconoscendo la triplice vulnerabilità della bisessualità alla cancellazione nella storia, è stato fondato il primo archivio bisessuale italiano. Non è il primo caso nella storia di un archivio identitario: sempre negli anni Settanta furono fondati diversi archivi lesbici focalizzati specificatamente nel preservare la storia lesbica, al contrario degli archivi omosessuali a maggioranza maschile dove quest’ultima sarebbe stata probabilmente trascurata.

L’Archivio bisessuale è dedicato alla memoria di Mario “Maria” Mieli, attivista queer milanese attrattə da più di un genere che nel 1977 pubblicò il saggio Elementi di critica omosessuale precursore della teoria queer. Con questa scelta l’Archivio vuole sia riconoscere l’importanza fondamentale del pensiero mielano nella storia della teoria bisessuale in Italia sia schierarsi contro la cancellazione sistemica della bisessualità in tutte le sue forme.