di Irene Russo

Giuseppe Fadda è un artista sardo. Ha lavorato come redattore e grafico nel quotidiano La nuova Sardegna e dal 1986 è giornalista grafico e illustratore per L’Espresso. Nel 1994 ha scritto per Theoria il volume di fumetti Happy Gays, pubblicato negli anni successivi sulle riviste di controinformazione Re Nudo e Babilonia.

Come nasce il poster?

Nella tavola che ho fatto per La Falla ho unito vari sogni e pensieri in una composizione sovrabbondante e kitsch. Mi sono sentito libero di provocare e rappresentare con nichilismo assoluto la democrazia possibile in una società dello spettacolo: simbologie di varia natura mi sono apparse.

Ho sentito con emozione la presenza di tutto quel legno: Pinocchio, le marionette, le urne elettorali, le bare, le forche… E quindi ho desiderato disegnare gli alberi tagliati di Roma. Fate un giro in città e vedrete. Del resto, qui gli attori e gli spiriti della politica abitano e cenano lasciando in giro da millenni gli avanzi delle loro battaglie.

Quello che colpisce nelle sue illustrazioni è la maniera ironica, a tratti disillusa (in Happy Gays, soprattutto) di interpretare e raffigurare l’amore, i rapporti e ciò che ci circonda. Pensa che oggi l’ironia possa essere la chiave di lettura del nostro mondo?

Quando nel 1994 ho fatto il mio libro sul mondo gay era tutto più leggero di oggi. Ma quel cinismo e quella disillusione erano nell’aria. Sono passati più di vent’anni e adesso mi interessano altre cose. L’ironia non è una chiave di lettura, ma aiuta a farsi domande. In questo senso è sempre utile.

Oggi l’arte è documento della realtà o ne è guida? Prende una posizione (o può prenderla) o si limita a osservarla? In una società in cui la parola viene sempre più spesso sottoposta a uno svuotamento di senso, tocca all’immagine guidarla nell’informazione?

La parola è sempre la parola e credo che questa sola possa ancora ancorare il senso. Le immagini sono divertenti.

Il legno è protagonista del poster e lei ha anche esposto le sue ceramiche alla galleria Aam di Roma. Oltre all’illustrazione, ha un rapporto più artigianale con l’arte, quasi fisico, materiale.

Vengo da una terra dell’artigianato: in Sardegna, prima del 1950, c’erano pochi oggetti e nessuno era di consumo. Ho vissuto in mezzo agli artigiani e ne ho conosciuto la pacata gioia. Disegno con i pennini e l’inchiostro di china, mi sembra più fresco. I mezzi artigianali mi sembrano in questo momento più giusti perché rallentano invece di accelerare. Permettono di pensare invece di correre. Anche nel fare i giornali.

pubblicato sul numero 40 della Falla – dicembre 2018

immagine in evidenza e immagine nel testo: due dettagli del poster realizzati da Giuseppe Fadda per il numero 40 (dicembre 2018) della Falla