Evey Gloom è l’illustratrice che ha realizzato il poster nel didietro della Falla di questo mese.
Cresciuta nella provincia di Napoli, ha frequentato la Scuola Italiana di Comix e ora segue il corso di laurea in Fumetto e illustrazione all’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Ventitré anni e uno sguardo ben proiettato sul futuro, il suo obiettivo è arrivare a fare concept art per videogiochi.
Con quali mezzi artistici ti esprimi e qual è il tuo immaginario?
Sono cresciuta imparando le tecniche classiche del disegno, la matita e l’acrilico mi piacciono molto tuttora. Ma ho avuto la fortuna di poter iniziare presto con la tavoletta grafica, un mezzo che ti permette di sperimentare moltissimo senza essere obbligata a fare investimenti economici sui materiali. Infatti appena ho cominciato a lavorare con il digitale mi sono subito buttata nella ricerca sul colore.
Il mio immaginario è quello della cultura pop del primo decennio del Duemila; tanta animazione – americana, giapponese e russa – ma anche tanti videogiochi.
Ho guardato i lavori sul tuo profilo Instagram e sembra che tu stia sperimentando anche negli stili.
Sono giovane e sto studiando, penso che sia normale, ora, provare a tirare fuori diverse espressioni di sé. Però sento di avere trovato uno stile mio nei lavori con le immagini a doppia esposizione, in particolare quelle che si ispirano al videogioco Bloodborne e nelle quali uso uno dei miei colori preferiti, il rosso.
Per puro caso ti è capitato un bel rosso nel colore del mese di questo numero. Parlaci del tuo disegno.
Infatti il rosso l’ho preso come un segno, mi ha fatto sentire a mio agio nel rappresentare un tema che non appartiene alla mia quotidianità, ma nel quale sono riuscita a mettere tutta la mia forza espressiva.
Il rimando biblico all’apertura delle acque del Mar Rosso è evidente, anche se non ci sono intenti morali o religiosi; due persone migranti si stanno facendo largo nel mare, un elemento naturale che in questo momento storico è particolarmente simbolico perché rappresenta uno dei principali mezzi di fuga, e quindi di inizio di una nuova vita, ma molto spesso anche di fine tragica.
Una madre con bambino/a e una figura maschile voltata di spalle. Sembra quasi che stiano danzando.
Non volevo dare l’idea che fossero esseri soprannaturali in grado di spostare le acque con la forza, ma ci tenevo a far capire che i/le migranti non sono solo vittime, ma persone in grado di rialzarsi e fare grandi cose. Ho scelto di raffigurarne una di spalle perché non devono essere visti necessariamente come una famiglia, piuttosto come due persone che hanno in comune la necessità di salvarsi.
Il rosso si è rivelato utile anche per rappresentare visivamente il fuoco, che ho inserito con le ombre all’interno delle onde: richiama la situazione di guerra da cui spesso stanno fuggendo queste persone ma anche un altro tipo di guerra, quella che si trovano ad affrontare quando arrivano in un Paese come il nostro che li mette in difficoltà.
Pubblicato sul numero 54 della Falla, aprile 2020
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