Cristina Portolano è nata a Napoli e ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove ha scelto di vivere. Si divide tra fumetto, illustrazione, murales e poster art. A 29 anni, ha già alle spalle varie pubblicazioni, oltre a collaborazioni con realtà come Delebile, e con riviste come Internazionale e Lo Straniero.

Cosa rappresenta l’immagine che hai disegnato per La Falla?

Una persona trans FtoM e una ragazza, di cui non sappiamo se sia tendenzialmente etero, lesbica, o una MtoF.

Come in tutte le cose che faccio, c’è un elemento autobiografico, perché io sono stata cinque anni con un ragazzo FtoM, che adesso sta facendo il percorso di transizione. Ho disegnato quella che era la mia fantasia, che però non si è mai realizzata: usare lo strap-on con lui. Mai fatto.

Il punto era rappresentare una sessualità non binaria.

Sì, anche se di primo acchito invece può sembrarla. Ho fatto vedere questo disegno a varie persone, spiazzandole. Non capivano dove fosse il punto. Mi piace che non sempre la diversità sia subito visibile, ed è questo l’aspetto più interessante, secondo me. Questo è il punto di vista che mi si avvicina di più, non solo per il mio vissuto, ma per modo di pensare: le schematizzazioni e le definizioni troppo nette mi stanno strette. Le persone non vogliono approfondire, tendono a etichettare, invece la realtà è più sfaccettata.

In te è forte la componente autobiografica, tendi ad autorappresentarti spesso.

Sì, anche se poi magari mi auto-rappresento in situazioni che non ho mai vissuto realmente. A volte non mi rendo conto di farlo, ad esempio rispetto al murale mi dicono: “Sei tu, sei tu!” Ma forse è sempre così, gli artisti si disegnano sempre, anche inconsciamente, inconsapevolmente.

Hai numi tutelari che ti hanno aiutata a formarti?

Proprio l’altro giorno mia mamma mi ha detto: “Ho letto la copia di Pollo alle prugne che avevi lasciato qui, sai che mi ha ricordato proprio le cose che fai tu? Ecco, la Satrapi è una su cui mi sono formata tantissimo. Poi Joe Sacco, Diane Von Furstemberg, Stefano Ricci, ma te ne potrei dire tanti. In certi casi si tratta di autori molto diversi da quello che faccio io adesso, ma che mi influenzano un sacco ugualmente. Ah, poi Mondo Naif, quando abitavo ancora a Napoli, mi ha dato la spinta definitiva per venire a Bologna. Quello è stato proprio una manna dal cielo.

Su cosa stai lavorando adesso?

A un progetto che mi rende molto felice: sto scrivendo l’autobiografia della mia infanzia a fumetti, destinata a un pubblico di bambini e ragazzi, che sarà pubblicata da Topipittori. Ma non per questo mi autocensuro: la sto creando come se dovessi parlare alla me stessa di 20 anni fa, semplicemente. Omettere cose credendo che i bambini non capiscano è la cosa più brutta che possiamo far loro. Io parlo della sessualità, di quando mi sono venute le mestruazioni, di molte cose che mi sono successe e che mi hanno fatta diventare la bambina che ero e la donna che sono. Poi certo, ho trovato la forma per renderle meno toste e più simpatiche.

pubblicato sul numero 8 della Falla – ottobre 2015