Durante le prime ricerche sull’origine e la patogenesi dell’AIDS, fu intervistato uno steward canadese, inizialmente rimasto anonimo, e registrato semplicemente come il paziente zero, cioè “Outside Southern California”.
Non è un caso che questa narrazione fittizia abbia preso piede: ogni malattia venerea ha avuto un simile percorso di riscrittura romanzata della propria origine e della propria vicenda. Shilts, infatti, inizia il suo libro raccontando un’epidemia di Ebola in Africa, come a voler chiarire fin da subito che l’HIV non fosse nativo degli Stati Uniti, che venisse da lontano. Allo stesso modo, gli Italiani nell’Ottocento chiamavano la sifilide “il mal francese” e i francesi chiamavano la stessa patologia “il mal napoletano”. I medici che seguivano la misteriosa epidemia di HIV si rivolsero a epidemiologi per dare un nome alla patologia e, basandosi sul fatto che molti dei primi pazienti inclusi nelle ricerche erano omosessuali, chiamarono questa immunodeficienza GRID: Gay Related Immunodeficiency.
L’HIV non discrimina in base all’orientamento sessuale di una persona. Si trasmette con fluidi corporei quando c’è penetrazione ed eiaculazione su una mucosa lesionata (orale, vaginale o anale). Si trasmette quando si usa una siringa bagnata di sangue infetto o tramite una trasfusione di sangue (anche se, ormai, questo è molto raro). Oppure, ancora, attraverso il latte materno e la placenta di una madre che ha contratto il virus. Una trasmissione del genere non è nulla di unico o inusuale: i virus epatici sono spesso trovati associati all’infezione dell’HIV proprio perché si trasmettono allo stesso modo ed erano ben noti in quegli stessi anni Ottanta. Oggi, fortunatamente, esiste un trattamento che permette di vivere una vita piena e di non trasmettere il virus; ciononostante, la paura di essere discriminati, così come fu per Gaetan, impedisce ancora di mettere fine a questa epidemia.
pubblicato sul numero 27 della Falla – luglio/agosto/settembre 2017
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