Conosciamo tuttə la storia della Sirenetta tramandataci dalla Disney e apparsa sui grandi schermi nel 1989, e moltə sanno anche che la fiaba originale dello scrittore danese Hans Christian Andersen non ha un finale così lieto come quello che Disney ci mostra. Da qualche mese siamo tornatə nuovamente a parlarne per la scelta di Halle Bailey come protagonista, un’attrice nera. Ciò che forse non sapete, però, è l’origine di questa fiaba. Erano tempi molto duri quelli dell’Ottocento e l’omosessualità era – in una misura molto più potente di oggi – relegazione, solitudine, violenza, isolamento sociale e politico. In questa fiaba, considerata una delle più rappresentative dell’autore, è impossibile non notare chiari riferimenti autobiografici.

Il racconto fa parte della raccolta Eventyr, fortalte for Børn III, e il 1837, l’anno della pubblicazione, è quello successivo al matrimonio di Edvard Collin, caro amico dell’autore. Andersen ne era profondamente innamorato ma, purtroppo, non veniva ricambiato, come rivela lo scambio epistolare tra i due. La fiaba può essere letta quindi come una metafora di impotenza e dolore causati dal matrimonio dell’amato, così come la lingua tagliata e la perdita della voce rappresentano l’impossibilità di comunicare un sentimento considerato proibito. La protagonista, una sirena senza la propria voce, né donna né pesce, è Andersen stesso, dunque, che esprime tutto il dolore del sentirsi diverso.

Illustrazione di Claudia Tarabella