Dopo un sondaggio su X, l’autore di un videogioco del 2023 annuncia che con un aggiornamento Lords of the Fallen chiederà di scegliere tra maschio e femmina e non più il tipo di corpo nella creazione personaggio. Moltə gamer esultano – era ora, basta woke! – e dichiarano addirittura che acquisteranno il gioco, nonostante lo scarso successo avuto fino ad ora.
In questo episodio ridicolo si può leggere nel microscopico la grande ombra che l’elezione di Trump proietta già fuori dagli USA. Grandi aziende come Meta e Amazon dichiarano un dietrofront sulle politiche di inclusione, e Zuckerberg adotta sui suoi social network regole simili a quello di Musk per i termini denigratori sulle minoranze, e ora difende la libertà di parola, prima censurata, di chi vuole associare le identità LGBTQIA+ ai disturbi mentali. Potremmo forse lanciarci in un distinguo tra un Elon che persegue attivamente un’agenda reazionaria e un Mark che bada unicamente alle logiche del profitto, seguendo i trend. In ogni caso però a cascata molte altre aziende e personaggi pubblici prendono esempio e dichiarano di voler abbracciare un nuovo modello di “mascolinità e aggressività” contrapposte alla “femminilizzazione della sinistra”.
C’è chi interpreta queste come vittorie contro il politicamente corretto, che avrebbe in qualche modo superato dei limiti (ma quali, e dettati da chi?), e la fine della dittatura delle minoranze. Ma non si trattava evidentemente di nessuna forma di potere reale se, come ci aspettavamo, alla prima ventata nera s’è scrostata via la patina di rainbow washing. Molti decreti esecutivi di Trump del resto servono proprio a mostrarsi come paladino di elettorə che sentivano bisogno di liberarsi da imposizioni progressiste: la decisone di affermare in America l’esistenza solo di due sessi e negare la transgenerità è puramente ideologica, ma ha chiaramente da subito un forte impatto sulla vita delle persone trans*; un esempio tremendo per quelle in carcere che sembra saranno trasferite nelle sezioni del loro genere assegnato alla nascita.
Come comunità queer in ogni paese, dobbiamo allora continuare a presidiare ciò che abbiamo costruito davvero, i diritti che abbiamo acquisito e i valori e l’educazione che abbiamo seminato, noi che non ci eravamo certo illusə che le multinazionali che si tingevano di arcobaleno il mese di giugno fossero nostre alleate. E dopo aver guardato oltre oceano, torniamo a constatare che a casa nostra le cose non vadano poi tanto meglio.
Immagine in evidenza: startmag.it/
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