Mentre scrivo Jeff Bezos è in procinto di sposarsi a Venezia, dove attivistə e popolazione locale si stanno giustamente mobilitando contro la svendita di una città al volere di pochissime persone ultraricche, cercando di ribadire quanto un luogo sia di chi lo abita quotidianamente e non di chi decide di farlo suo semplicemente perché può.

Ora, tutto ciò mi ha ricordato, seppur in misura minore in un posto più piccolo e meno famoso, che a circa mezz’ora di bici dalla mia casa in Puglia c’è Borgo Egnazia, il resort in cui Madonna passa l’estate, vengono a sposarsi figli di banchieri ed ereditiere dell’alta società, e dove l’anno scorso si è tenuto il G7, che guardando i francobolli ufficiali dell’evento non è stato G7 Puglia, e nemmeno G7 Fasano, ma proprio G7 Borgo Egnazia, un luogo privato che diventa città a sé, una mini-città che per accontentare pochə tiene i cancelli chiusi a moltə, e al suo interno ci si può permettere lo sfarzo e lo spreco, come quello di irrigare quotidianamente un campo da golf in una regione a rischio crisi idrica. In questo caso ricordo una modesta copertura mediatica delle proteste che gruppi ambientalisti, antagonisti e comitati locali dellə abitanti del posto hanno messo in atto, mentre ricordo la frase di Giorgia Meloni al termine del congresso.

«C’erano i panzerotti, la pizzica… insomma, c’era la Puglia».

Per molte persone meridionali come me passare le vacanze nei propri paesi d’origine significa dover fare quotidianamente i conti con le conseguenze più immediate dell’overtourism: prezzi alle stelle, città sempre piene, centri storici tramutati in quartieri asserviti ad Airbnb… insomma, cose che per fortuna sono sempre più condivise e denunciate online. Poi a questo si unisce un’altra questione, più sottile e spesso più dolorosa. Come me molte altre persone giovani vivono lontano dalle nostre città, e quando torniamo l’estate con un occhio non più assuefatto al turismo di massa tutto l’anno notiamo come le nostre culture, e non solo i nostri luoghi, stiano venendo semplificati, appiattiti sui loro elementi più stereotipati e svuotati da ogni caratteristica e aspetto non corrispondente all’idea che unə turista può avere delle sue vacanze al Sud, presentato come territorio unico dalle caratteristiche interscambiabili. Due esempi legati al mio territorio mi vengono subito alla mente, il primo è la sfilata di Dolce&Gabbana 2022, andata in scena ad Alberobello (BA) e che per l’occasione ha proposto abiti da turista americana anni ’50, mantelle in pizzo nero da perfetta vedova di Cosa Nostra, e dulcis in fundo un gigantesco cappello a forma di trullo. L’altro esempio è molto più umile, ma partendo dall’aeroporto di Bari Palese potrebbe capitarvi di vedere un distributore automatico di mozzarelle di bufala, latticino DOP prodotto a circa 200 km di distanza e proposto come souvenir da acquistare al rientro a casa, tanto un Sud vale l’altro.

Ogni tradizione anche solo un po’ pittoresca, ogni festa e scorcio antico non sembrano più essere eventi e spazi di una città, ma pezzi di un set dislocati abilmente in giro e pronti ad essere fotografati da chi non si rende conto (o forse finge di non vederli) dei muri scrostati appena accanto. A completare il quadro ci siamo noi, tra lavoratorə che non possono mai permettersi di non mostrare gratitudine (a chi dobbiamo servire perché porta soldi, o a chi ci dà il lavoro e che guadagnerà dall’overturism) e figuranti, da fotografare e osservare con curiosità e commiserazione.

È evidente quanto l’estate sia ormai la stagione calda della lotta al turismo di massa e all’antimeridionalismo che questo alimenta, il momento giusto per prendere collettivamente coscienza dei danni che il turismo porta e accentua, dall’impatto sulla qualità della vita dellə residenti alla crisi climatica, tutti fenomeni spesso messi da parte dalle amministrazioni locali, o sospesi per l’alta stagione turistica.

Il turismo e il viaggiare sono fenomeni umani che non credo sarà possibile eliminare, ma quello che auspico per questa estate e tutte quelle a seguire è che chi decide di venire in Sud Italia per le proprie vacanze provi a riflettere sull’impatto della sua permanenza su un territorio e a non considerarlo come neutro, a non credersi automaticamente superiori perché si proviene da una regione più ricca e credere che lə residenti debbano per forza sorrisi e gentilezza allə turistə perché solo di turismo possono campare, a non pretendere un’estetica da bacheca Pinterest a ogni scorcio, e non per questo a puntare il dito verso ogni cosa che non va e della quale siamo perfettamente consapevoli, come se stesse venendo qui a insegnarci la vita, in ultima istanza a trattare dei territori come di sua proprietà perché senza la sua domanda non ci sarebbe nulla. Qui c’è ben altro, ci siamo noi.

Immagine in evidenza: helloapulia.com