No, non è una campagna contro le discriminazioni, e chiunque abbia visto i video della scorsa settimana della polizia con manganelli e scudi anti sommossa irrompere dalle pareti sfondate a martellate penserà subito agli sfratti di Via Michelino. Nella Bologna dei mortadellifici per turistə e degli studentati extralusso, questo è stato solo il culmine di una lunga serie di sfratti che si susseguono da agosto. Quando questa primavera eravamo in piazza a manifestare contro il DL sicurezza, oltre a difendere il diritto a manifestare ci opponevamo, consapevoli, a dei provvedimenti che trattano la problematica abitativa come una questione di ordine pubblico da risolvere con la violenza giudiziaria e poliziesca. E c’è chi, tra le schiere della Lega bolognese, sciacalla sulle famiglie sfrattate per contestare l’assegnazione degli spazi pubblici al Cassero e al Làbas. Ma questa provocazione è solo un palese ricorso alla retorica dell’individualizzazione, che con noi frocie non attacca: abbiamo imparato da tempo l’intersezione delle lotte, dei diritti sociali e civili, e viviamo sulla nostra pelle, come categorie minorizzate, quella che non chiamiamo emergenza, ma crisi strutturale sull’abitare a Bologna, come gender che lavora e studenti fuorisede.
Per questo abbiamo partecipato all’autorecupero degli spazi di quelle che sono state per sei giorni nuove vicine di casa, all’occupazione in Via Don Minzoni 12, in una palazzina immensa di proprietà di ASP che pare sia promessa – ancora – a una multinazionale Belga di studentati per estrarvi profitto, ma che è rimasta chiusa per anni, e ora viene riaperta dalle vittime di sfratto e altre persone in condizioni di fragilità. Ci siamo rimboccate le maniche assieme alle compagne di PLAT e al comitato Antisfratto; e abbiamo partecipato all’assemblea Mai più senza casa, mai più senza Gaza, che ha tenuto assieme la violenza di stato contro la disobbedienza civile e il colonialismo di Israele, di cui il governo italiano è complice, così come siamo state assieme in strada negli ultimi mesi per il diritto alla casa e per la Palestina libera.
L’esperienza di occupazione pare essersi conclusa con la presa in carico delle famiglie sfrattate e in pendenza di sfratto da parte del comune. Ma proprio in questi giorni in Senato viene depositata da Fratelli d’Italia una legge per costituire una “Autorità per l’esecuzione degli sfratti”, che con la scusa di «sbloccare il mercato degli affitti» vuole istituzionalizzare ulteriormente la violenza contro le persone in precarietà abitativa.
Intanto, guardiamo a una legge di bilancio che, pur di fronte alle disuguaglianze sociali sempre più critiche, investe nella spesa militare e non nel welfare. Come frocie, dobbiamo tornare a dirlo, siamo contro l’economia di guerra sulle spalle delle marginalità. E vogliamo ripartire dai nostri spazi urbani, costruendo le città che vogliamo, e dalle nostre alleanze dal basso, aprendo le porte, fisicamente e non.
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