di Elisa Manici
«Sì, sono fidanzata, ho avuto diverse relazioni, in passato. Ho amato molti uomini, ho amato molte donne, in questo momento sto con una ragazza e sono felice, finché mi sopporta». Così Elly Schlein, ospite di Daria Bignardi nel suo programma L’Assedio, ha risposto alla domanda se fosse fidanzata.
Elly Schlein è stata nominata vice presidente dell’Emilia Romagna dal riconfermato governatore Stefano Bonaccini, dopo che con la sua lista, Coraggiosa, ha ottenuto 22.098 preferenze, risultando l’eletta più votata di questa competizione elettorale.
A 35 anni, Schlein ha già al suo attivo un cursus honorum di tutto rispetto, con un mandato da parlamentare europea, un passato nella sinistra Pd, la partecipazione, come volontaria, alle campagne elettorali di Barack Obama negli States, e molto altro.
Il suo coming out arriva al momento giusto: è già stata eletta, quindi l’omolesbobitransfobia serpeggiante anche in tanta parte dell’elettorato progressista non ha potuto sottrarle voti. Molti a Bologna sapevano, e pur esponendo ogni coming out la propria fragilità potenziale al mondo, rende anche e soprattutto liber*, perché non si ha più nulla da nascondere. Per non parlare della forza dell’esempio dato a tante persone ancora nell’armadio, soprattutto giovani, in un Paese dove si è eterosessuali fino a prova contraria e dove pochissim* famos* LGBT+ rendono noto il proprio orientamento.
Cosa poteva andare storto in questo piano senza falle? In teoria, niente. In pratica, nonostante le reazioni in linea di massima positive, non sono mancati i commenti fuori luogo. Il classico fuoco amico, sparato da alcune persone LGBT+, tra quelle che hanno un grado così elevato di vergogna di sé interiorizzata da abbracciare la surreale teoria eterosessista secondo cui «la sessualità (intendendo con questo termine tutta la sfera sentimentale che va ben oltre i meri atti sessuali) è un fatto privato». E sparato da persone eterosessuali e cisgender, che avendola inventata, questa teoria, sproloquiano di privacy, di cosa importa, a chi importa, ma era proprio necessario dirlo. La verità è che temono di perdere la nuova leader in pectore della sgarrupatissima sinistra italiana per un motivo ai loro occhi poco essenziale come il dichiararsi non eterosessuali.
Il fuoco amico dovrà invece fare i conti col fatto che ipotizzare una sinistra che implichi questo livello di omolesbobitransfobia – di cui è purtroppo portatore – non può dirsi sinistra, nel 2020.
Pubblicato sul numero 53 della Falla, marzo 2020
Immagine in evidenza da globalist.it
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