Possiamo permetterci il lusso di assegnare tratti moderni a grandi icone del passato solo perché le sentiamo affini a un ideale, o perché le loro gesta ci sembrano ispiratrici di ciò che, a posteriori, possiamo affermare sia avvenuto? Contestualizzando sempre ogni voce che prendiamo in considerazione, soprattutto quando la ascriviamo a un periodo storico che non le appartiene, sì: possiamo permettercelo, perché ci aiuterebbe a ricostruire le diverse modalità di opposizione al pensiero dominante e alla cultura patriarcale nei rapporti politici, giuridici, sociali e relazionali.
Lo stereotipo di donna sottomessa e devota non solo all’uomo di casa ma, più in generale, a ogni figura maschile di potere rispecchia un modello duro a morire; a questo si contrappongono figure che, con gli anni e con le riletture, guadagnano caratteristiche rivoluzionarie arrivando a godere della fama di ribelli: le protofemministe, come Chiara d’Assisi (1194-1253). La biografia di santa Chiara dell’agiografo Tommaso da Celano è appena successiva al suo processo di canonizzazione e descrive la piccola riservata, dedita alle preghiere e alle rinunce, rappresentazione necessaria, poiché letta soprattutto dalle monache che prenderanno ispirazione dal suo modus vivendi. Si racconta anche, però, di come la giovane esercitò ferma opposizione contro la sua famiglia, che voleva a ogni costo farle prendere marito, nonostante ancora oggi ci tocchi faticare per liberarla di un altro uomo ingombrante della sua vita: san Francesco d’Assisi (1181 – 1226).
È triste notare come persino il professor Giovanni Miccoli, uno dei più autorevoli studiosi del francescanesimo, ci presenti Chiara innanzitutto come prima donna seguace di Francesco, che lui accoglie tagliandole i capelli con attorno i suoi frati e indeciso se destinarla al mondo facendone testimonianza evangelica come i fratelli, oppure alla clausura presso la chiesa di san Damiano, luogo in cui la donna fonderà l’ordine delle Sorelle Povere di S. Damiano, oggi chiamato delle Clarisse e in cui morrà. Si opterà per la seconda ipotesi, perché anche per il Giullare di Dio l’etichetta è importante ed essere tacciato di eresia, in quanto promotore di una vita in cui uomini e donne coesistono, sarebbe parso brutto.
Senza uscire dal seminato più ecclesiale, sempre il professor Miccoli concede a santa Chiara di essere probabilmente stata donna di polso e dal temperamento forte. La definisce «molto decisa nella sua vocazione» e capace di tener testa a cardinali e pontefici che avrebbero voluto imporre, prima a lei e poi al suo ordine, una rinuncia alla povertà che, invece, risulta essenziale nel suo approccio alla fede. Lo stesso profilo di santa emerge anche nel libro Chiara d’Assisi. Elogio della disobbedienza di Dacia Maraini, la quale si cimenta in una rilettura personale della vita di Chiara d’Assisi che viene criticato da molti proprio perché incasella i gesti della religiosa nelle categorie moderne di cui scrivevamo qualche riga più su, dimenticandosi del carattere prettamente spirituale che caratterizza la vita di Chiara. Anche per quanto riguarda la questione del «privilegio della povertà», Maraini pone l’accento sull’utilità politica, pragmatica, economica, sociale e, solo molto dopo, religiosa di tale scelta: Chiara, donna intelligente, avrebbe puntato a evitare ogni tipo di controllo da parte delle gerarchie ecclesiastiche, non certo a imitare semplicemente la scelta di Francesco. Perché Chiara non sembra proprio essere tipa che imita: è la prima donna a comporre una propria Regola per la vita religiosa quando, nel 1247, diversi conventi nati sul suo esempio accettano invece di avere beni e rendite, scelta prima osteggiata e poi accolta dal Vaticano.
La fulminea bolla papale del 1255, solo due anni dopo la sua morte, suggellata da Papa Alessandro IV, per l’inaspettata santificazione di Chiara recita: «Chiara, luminosa per chiari meriti, risplende in cielo per chiarità di gloria e in terra rifulge dello splendore di miracoli sublimi. Brilla, quaggiù in terra, l’austero ed alto Ordine fondato da Chiara, e lassù in cielo irradia splendore la grandezza del premio eterno; e la sua potenza abbaglia i mortali per miracoli meravigliosi!» e ha il vago sapore di aria fritta, ma cela al suo interno il gioco di potere politico orchestrato dalla Chiesa per assicurarsi i lasciti testamentari della santa e di tutto il seguito della neoeletta.
Della patrona della televisione e delle telecomunicazioni (dal 1958, dichiarata da Pio XII) esistono innumerevoli rappresentazioni cinematografiche, molte come spalla di un più popolare Francesco, ma il film di Susanna Nicchiarelli, Chiara, ha gareggiato per il Leone d’Oro alla 79esima Mostra del Cinema di Venezia e racconta la storia di una ragazza di diciotto anni che una notte decide di scappare di casa per raggiungere il suo amico Francesco. Un viaggio alla riscoperta della dimensione politica della radicalità della sua vita e l’occasione per una riflessione sull’impatto che il francescanesimo ha avuto sul pensiero laico.
Per approfondire:
Chiara, regia di Susanna Nicchiarelli (2022)
Chiara d’Assisi. Elogio della disobbedienza di Dacia Maraini (Rizzoli, 2014)Francesco d’Assisi e l’Ordine dei minori di Giovanni Miccoli (Biblioteca Francescana, 2009)
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