Che il patriarcato inizi a pagare le conseguenze?
L’ebbrezza mediatica intorno alle molestie e alle violenze sessuali agite da uomini famosi e potenti ha una data di inizio precisa: il 5 ottobre scorso il New York Times ha pubblicato un articolo con le prime testimonianze di donne contro l’ormai arcinoto Harvey Weinstein, a firma di Jodi Kantor e Megan Twohey, seguito pochi giorni dopo dal New Yorker che aggiungeva le storie di altre 13 donne, tra cui Asia Argento. Queste ultime sono state raccolte e scritte da Ronan Farrow, figlio naturale di Woody Allen e di Mia Farrow, ormai da molto tempo estraniato dal padre, la cui condotta sessuale lascia a desiderare da decenni, e oggi il primo a tirar fuori la paura di una caccia alle streghe sessuofobica, in cui ogni uomo in un ufficio che fa l’occhiolino a una donna debba ritrovarsi a chiamare un avvocato per difendersi. Allen fu accusato nel 1992 di aver abusato della figlia adottiva di sette anni Dylan, più o meno nello stesso periodo in cui ufficializzò la sua relazione, che durava da due anni circa, con Soon-Yi, altra figlia adottiva di Mia (ma non del regista), allora diciannovenne. Perse la custodia dei figli, ma non dovette mai affrontare il tribunale, né la sua carriera ha mai patito per questo.
Come non hanno sofferto le carriere di moltissimi uomini potenti, sia perché la responsabilità di eventuali episodi venuti allo scoperto era addossata solo alle donne coinvolte, sia perché fino a ottobre 2017 è sempre stata in auge la narrazione separiamo l’artista dall’essere umano: sarebbe pretendere troppo che certi artisti geniali siano anche uomini allo stesso livello della loro arte, e così via. Un esempio per tutti, il regista Roman Polanski, dal 1977 in esilio fuori dagli Stati Uniti a causa di un’accusa di violenza sessuale a una tredicenne, le cui conseguenze non ha mai voluto affrontare: ha continuato a lavorare come se nulla fosse accaduto, anzi, ha trovato sostegno in altri artisti, tra cui lo stesso Allen, che hanno firmato petizioni in suo favore.
Per non parlare di casi come Bill Cosby, un tempo il rassicurante papà della sitcom I Robinson, che se l’è cavata con il processo annullato poiché la giuria non è riuscita a mettersi d’accordo, e dello stesso presidente degli Stati Uniti Donald grabherbythepussy Trump, accusato da almeno 10 donne diverse durante la campagna elettorale, ed eletto, senza che ciò gli abbia fatto perdere un voto, anche grazie ai molti voti delle donne bianche, che lo hanno preferito a Hillary Clinton. Meglio un molestatore seriale di una donna, d’altronde.
Ci sono alcuni elementi da tenere ben presenti, quando si discute di potenti che molestano persone più in basso nella scala sociale. Oltre all’ovvio e da più parti ripetuto concetto – che non fa male ribadire – che non si tratta di sesso in sé, quanto di abuso di potere, è bene ricordare un’altra ovvietà, purtroppo dimenticata dalla maggioranza dei giornalisti, sia uomini che donne: tutto ciò non avviene nel vuoto, o in una Paperopoli globale dove l’abituale parità tra i sessi di diritti, retribuzione, dignità, importanza sociale viene interrotta nel suo fluire, turbata solo per qualche momento da pochi uomini abusanti che sono un’eccezione. Purtroppo viviamo in un mondo patriarcale: dall’occidente progressista, all’oriente, all’Africa nera, ai tanto vituperati Paesi arabi.
“Patriarcato” è una parola desueta, del tutto fuori dall’agenda setting dei media, ma che è una chiave di volta per capire cosa ci accade intorno. Il patriarcato è un sistema in cui la leadership politica, l’autorità morale, il privilegio sociale, e spesso anche il controllo della proprietà privata, sono appannaggio degli uomini, o soprattutto degli uomini.
Nel 1992 lo scandalo Mani pulite sembrò riuscire a distruggere, in Italia, un sistema di corruzione capillarmente diffuso. Non fu davvero così: dopo il polverone, la struttura dei rapporti politico-affaristico-mafiosi si è ricompattata con una resilienza straordinaria. L’augurio è che l’ottobre 2017 rappresenti, se non il crollo dei rapporti di potere e del sistema patriarcale, almeno un punto di svolta su come vengono affrontate le molestie sessuali e sul fatto che chi le agisce debba, finalmente, affrontare delle conseguenze.
pubblicato sul numero 30 della Falla – dicembre 2017
Perseguitaci