Bogdan Andrei Crăciun è l’illustratorǝ e decoratorǝ di giostre che firma il poster pride di quest’anno. Nasce nel 1998 in Romania, terra di origine che influenza la sua arte e la sua sensibilità anche dopo essersi trasferitǝ in Veneto. Frequenta il terzo anno di Fumetto e Illustrazione all’Accademia di Belle Arti di Bologna, ha all’attivo una mostra sul folklore rumeno e russo a Padova e collabora con il collettivo La Raccolta dell’umido.
Protagoniste dei poster Pride sono state fino a oggi le folle, talvolta la città. Come hai cercato di dare spazio a entrambe, hai incontrato delle difficoltà?
Sono partitǝ dalla suggestione della redazione sull’orgoglio del corpo e su come abita lo spazio, dato che in questo momento è difficile parlare di Pride come prima. È un tema arcaico ma molto sintonizzato con il mio lavoro. Nell’elaborazione, la mia priorità era rendere visibili le persone queer che abitano la città di Bologna, mostrando come siano sempre state presenti e facciano parte delle sue fondamenta. Tramite la fusione, anche grafica, di alcuni suoi spazi architettonici significativi ho cercato di rendere la sincronicità degli eventi della mente che si collegano con quelli del mondo fisico.
Non sono solito mettere così tanti soggetti nelle mie illustrazioni, è stata una difficoltà che ho voluto affrontare per rendere l’idea di un inconscio collettivo.
Questo è uno dei pochi poster realizzato con una tecnica tradizionale. Che rapporto hai con le tecniche analogiche?
Lavoro con acquerelli e acrilici da tanti anni, ma ho approfondito la ricerca personale dopo aver dipinto una giostra che dovevo invecchiare. È nata una connessione molto forte con la matericità e un interesse per le texture, scoprendo anche il collage. La materia fa trasparire il vissuto delle persone, mentre adoro utilizzare le texture per rendere qualcosa a cui originariamente non appartengono, come la coda della sirena realizzata con l’occhio di una mosca.
Raccontaci delle tue influenze e del tuo processo artistico
Le mie ispirazioni sono frammenti di varie cose. Alcunǝ artistǝ: Giotto e de Chirico per le posizioni delle figure nello spazio, in particolare quest’ultimo è stato molto presente nella costruzione del poster pride; Pablo Auladell per la cupezza e l’espressività corporea, sviluppata con la docente Octavia Monaco che mi ha indirizzato verso una deformità espressiva. Ho ritrovato questo aspetto anche nel folklore rumeno, con cui ho una grande connessione, tramite la sua dimensione anti pedagogica che mi aiuta a deformare la realtà.
La musica mi aiuta molto nel processo creativo, non ho tutto in mente quando inizio a lavorare e Björk mi aiuta molto a frenare i pensieri intrusivi e a sviluppare l’opera, quasi come fosse una performance. Sapendo il tema, come comincia il disegno, lascio fluire tutte le emozioni nei dettagli e nelle piccole pennellate.
Che ruolo ha la queerness all’interno della tua opera?
La queerness influenza il mio lavoro in modo subdolo, come qualcosa che non si nota. Considero tuttǝ lǝ miǝ personaggiǝ non binariǝ. I loro grandi corpi sono spesso non canonici, non se ne vergognano e provano tanta euforia nel viverlo, esprimendosi attraverso le loro emozioni.
Hai una favola preferita?
Forse quella di Baba Cloanța, dove una donna anziana litiga con il diavolo tanto forte da svegliare l’evangelista Pietro, che butta le loro teste nel fango. Cercando di rimettersele, se le scambiano e ridono di gusto di come calzino a pennello l’uno all’altra.
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