Quando uscirà questo numero della Falla l’emergenza sarà forse attenuata, ma gli effetti nel corpo di ogni persona, in quello sociale, politico, finanche costituzionale dell’Italia – e di molti Paesi del pianetino nel quale campiamo – persisteranno.
Mesi fa scrissi che l’emergenza ambientale ci riguarda anche perché a minori risorse per vivere (acqua in primis) sarebbe corrisposta una stretta autoritaria.
Qualcosa di simile sembra profilarsi oggi, 10 marzo 2020. Mentre scrivo queste righe l’Italia è appena stata chiusa al mondo con una serie di ordinanze sintetizzate, e canticchiate, con l’hashtag #iorestoacasa.
Si ipotizza da più parti un governo che raccolga tutte le forze politiche, composto da tecnici con ampi poteri, che faccia rispettare le regole per bloccare il contagio e quelle per il rilancio di un’economia stremata con un controllo più deciso sulle persone e la forza lavoro.
Da tempo gli istituti di statistica rilevano una forte richiesta di protezione che ha superato quella di partecipazione. L’emergenza del virus ha potenziato questo bisogno. È umanamente animale, ma è anche, forse soprattutto, frutto di una costruzione del discorso pubblico che si è rapidamente travasata nel privato. E che schiaccia le nostre volontà di vivere vite libere e non omologate.
Cooperazione tra individui, solidarietà, estensione dei diritti, accoglienza dell’altra e dell’altro, apertura alle idee e alle persone: il virus dell’autoritarismo si contrasta anche così.
Pubblicato sul numero 54 della Falla, aprile 2020
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