Due modelle di Miss Alternative, 2005 (foto: Claudia Marini)

La tradizione politica bolognese è stata caratterizzata da una lunga presenza della sinistra a Palazzo D’Accursio. Una tradizione che fu interrotta dall’elezione del sindaco Giorgio Guazzaloca, il quale, bisogna riconoscerlo, stipulò una convenzione con il Cassero per la nuova sede della Salara, liberando così Porta Saragozza e restituendola ad un uso più consono ai desideri della Curia. Il trasloco fu annunciato con una campagna che aveva un bellissimo slogan: “Abbiamo cambiato i tempi, ora cambiamo spazi”. E l’immagine di una saliera inclinata, su fondo blu, con lo scarico di un razzo interplanetario.

Questa tradizione di sinistra andava ripristinata e la strategia fu quella di giocarsi un asso nazionale per la nuova corsa alla poltrona di sindaco. Fu scelto Sergio Cofferati. Ricordo bene i vari incontri col candidato che girava in bicicletta raccontando a tutta la Bologna sociale che “il mio programma lo scrivete voi”. L’entusiasmo collettivo per questa portentosa scelta di sinistra era palpabile. L’uomo dei tre milioni di persone in piazza per l’articolo 18 stava per diventare il nostro cittadino numero uno. Presi da quest’euforia, io e la mia compagna di avventure Nostra Signora Inés decidemmo di chiedere un appuntamento al nuovo Sindaco, visto che l’anno precedente, fresco di vittoria, ci aveva chiamati per ringraziarci e declinare il nostro invito a The Italian Miss Alternative. Ebbene, da vere sconsiderate e pronte a tutto, andammo da lui a chiedere l’utilizzo di Piazza Maggiore per lo svolgimento di quello spettacolo di beneficenza. Il nostro ricevimento fu cordiale ed impeccabile, ma la risposta fu lapidaria: “Siete inopportuni per l’elettorato cattolico”.

Increduli e un po’ disorientati girammo questa risposta alla stampa, che ci si buttò a capofitto. Titoloni, polemiche, botte e risposte, polverone. Intitolammo quell’edizione “Spettacolo Proibito” e lo organizzammo nella nuova sede del Link Project. Fu un gran successo di pubblico, di creatività nei costumi e di contributi di vari ospiti, sia per lo show che per la festa a seguire. E di tutto quello scandalo mediatico restò solo una piccola dichiarazione di guerra di una delle modelle, Lisandra Coridon. Il progetto della sua performance consisteva nella messa in scena di due figure settecentesche che avrebbero simulato una decapitazione del Vecchio Regime. E la testa che sarebbe caduta era proprio una ricostruzione realistica di quella di Cofferati. Questa dichiarazione di intenti sviluppò una curiosità morbosa, soprattutto tra la stampa locale. La sera della manifestazione una marea di giornalisti e fotografi attese assiepata intorno alla passerella il fatidico momento. Decidemmo insieme di non dare quella testa in pasto al pubblico e la sostituimmo. Dalla ghigliottina, sulla passerella quella sera, cadde un cavolo.

pubblicato sul numero 5 de La Falla – maggio 2015