Real, per la regia di Maria Forsythe, è una webseries statunitense del 2020 che verrà proiettata domenica 26 settembre per i corti a colazione del Festival Some Prefer Cake.
Questa piccola webseries segue Lauren, una ragazza sorda, alle prese con l’incontro e l’inizio di una relazione con un’altra donna. Il film esplora in soli cinque minuti il tema della sordità, dell’identità personale nella ricerca dell’amore e tutte le difficoltà comunicative che ne conseguono.
È difficile guardare questa mini serie e non pensare a Fleabag. Anche qui ritroviamo una protagonista, Lauren, alle prese con vicende amorose che racconta a te spettatrice o spettatore direttamente guardando verso la telecamera, infrangendo la quarta parete, quasi a volerti includere come una migliore amica con la quale confidarsi, anticipando reazioni e risposte o criticando ciò che sta avvenendo come se attorno a sé non se ne potessero accorgere.
Real però nei 5 minuti dei primi due episodi (sfortunatamente gli unici che abbiamo a disposizione per via della pandemia) fa molto di più di Fleabag.
Il personaggio di Phoebe Waller Bridge deve la sua goffaggine comica al suo cinismo cosmico e al suo relazionarsi a tratti tossico con gli uomini, mentre quelli che sembrano errori buffi di Lauren sono dovuti sin dal primo dialogo a un problema di comunicazione del quale il mondo attorno a lei è il solo responsabile.
Se nella prima parte Lauren si abbandona a una sorta di autocritica relativa al modo in cui si pone di fronte all’amore («When I try love I always lie. I want them to accept me as human not by my deafness»), nella seconda è chiaro che la problematica di fondo è l’incomunicabilità di un mondo che chiede alle persone con disabilità di adattarsi senza nemmeno provare a trovare gli strumenti per fare altrettanto.
Real ci regala una sensazione di autenticità fuori dal comune senza dover creare troppi scorci nella vita quotidiana di Lauren. Vediamo due scene e quelle già ci bastano per avvertire lo schiaffo al mondo abilista e ipocrita in cui viviamo. Lauren è in realtà padrona del dialogo che sta avvenendo nel film, ed è infatti sempre lei a spiegarci i malintesi e le problematiche che senza lo strumento della LIS non potremmo capire.
Detto questo, se a un primo appuntamento la persona accanto a te dichiara che tra le protagoniste di The L Word quella che più si scoperebbe è Shane, allora sei tu quella che deve scappare, non c’è labiale che tenga.
Immagini da someprefercakefestival.com
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