Nel dicembre 2006, in occasione del solstizio d’inverno, Paul Reffel e Donna Sheehan, attivistə pacifistə, lanciarono il primo Global Orgasm Day. Da quel momento, ogni anno tra il 21 e il 22 dicembre cade questa giornata dedicata all’orgasmo, o meglio, agli orgasmi.

Lə attivistə invitano più persone possibili ad avere un orgasmo nello stesso momento rivolgendo la propria attenzione («dedicandolo» si legge sul sito ufficiale) alla pace nel mondo (infatti, il nome completo dell’evento è Come Together – Global Orgasm for World Peace), in una sorta di messa in pratica dello slogan «fate l’amore non fate la guerra». L’evento, che si basa sulle teorie della parapsicologia, è all’interno di un discusso progetto più ampio e, per dirla in modo semplice, sostiene che la pratica dell’orgasmo collettivo possa generare delle energie positive in grado di diffondere un benessere collettivo e contrastare la guerra sul pianeta. 

P. Reffel and D. Sheehan – ph. Chris Stewart

Tralasciando le energie positive, il Global Orgasm Day resta un’occasione in più per parlare di benessere sessuale e di piacere. Di orgasmi si parla poco, è un argomento circondato da tanti miti e da tanta confusione, specialmente se si tratta di orgasmi femminili. 

«Non so neanche come si dice, in arabo» dice una delle protagoniste del film A mon âge je me cache encore pour fumer, ambientato in Algeria, rendendosi conto che quella parola esiste solo in francese e non nella sua lingua madre. Come sempre, la possibilità di esistenza passa anche attraverso le parole che si hanno a disposizione per parlarne, e usare le parole giuste è importante e cambia le cose. Le parole per parlare di orgasmi sono ancora poche, mancano i termini anatomici, mancano le spiegazioni, manca la trasmissione del sapere. 

Resta solo talvolta una vaga ansia classificatoria, con l’obiettivo di creare un elenco di orgasmi da riconoscere e provocare meccanicamente, come se esistessero formule valide per tutti i corpi. La classificazione, fuorviante, più longeva, è senza dubbio quella di orgasmo clitorideo e orgasmo vaginale. Come sottolinea Diana J. Torres nel suo libro Fica Potens (l’opera in lingua originale, Coño Potens, è scaricabile per volere dell’autrice a questo link), tale distinzione nasce perché in una società fallocentrica non è accettabile che la maggior parte delle persone dotate di una vagina non abbia un orgasmo con la sola penetrazione (p.43). In più, la reale struttura della clitoride, pur essendo una conoscenza scientifica acquisita, resta per molte persone un mistero (se la si cerca su internet, il primo risultato dirà che è un organo «rudimentale»). La clitoride non è solo esterna e, data questa premessa, la distinzione tra clitorideo e vaginale non ha alcun senso.

Eppure questa distinzione resiste nei discorsi sugli orgasmi, come resistono ancora i miti e le leggende sul fantomatico punto G e tutto l’immaginario degli orgasmi proposto dal porno, in un mondo reale in cui moltissime donne non hanno idea di come sia fatta (e di come funzioni) la propria vagina.

Tra le parole meno conosciute e meno usate figurano senz’altro quelle di prostata ed eiaculazione femminile. Ebbene sì, «i corpi assegnati donna alla nascita hanno un organo identico a quelli assegnati uomo, chiamato prostata, con lo stesso funzionamento» (Coño Potens p.26, traduzione mia). Non è una scoperta recente (già Ippocrate ne parlava negli scritti embriologici) eppure il concetto di prostata femminile rimane sconosciuto ai più, anche perché anche in ambito medico spesso viene sostituita da altre parole (ghiandole di Skene, organo vestigiale…), insomma, tutto pur di non riconoscere che le differenze biologiche tra i generi in realtà sono più sfumate del previsto. Proprio la prostata è legata all’eiaculazione femminile, conosciuta principalmente nel porno come squirting, che consiste nel secernere un liquido (diverso dal liquido vaginale e diverso dall’urina) in un momento d’intenso piacere (non per forza contemporaneamente all’orgasmo). La composizione del liquido è molto simile a quella del liquido emesso dai peni, con la sola differenza di non contenere sperma. 

Certo, non è fondamentale sperimentare l’eiaculazione così come non è fondamentale raggiungere l’orgasmo, ma conoscere il proprio corpo e le possibilità di provare piacere, sì, sapere che l’eiaculazione femminile non è un fenomeno anomalo e chiamarlo con il suo nome, sì. («El placer de eyacular se trata de un placer político y el solo hecho de saber que esa posibilidad existe ya es una placentera victoria», Coño Potens, p. 9).  

Rispetto agli orgasmi e al piacere, rispetto ai corpi e alla sessualità, soprattutto delle persone con vagina, resistono ancora troppe teorie e leggende, in un’aura quasi mistica o pseudo-scientifica, alimentate anche dalla scienza ufficiale, che spesso se ne occupa poco e male (basti pensare alle migliaia di casi di violenza ginecologica). Un primo passo per uscire da queste leggende dannose è parlarne. La mancanza di conoscenza e di parole provoca vergogna, censura, insicurezza e violenza. Ogni occasione è buona per confrontarsi, condividere, diffondere. Che sia uno scambio tra amiche, un’aula di scuola, una strada, o una giornata mondiale dell’orgasmo dalle origini un po’ hippie.