LA SIGNORA DELLE CAMELIE FRA MUSICA, LETTERATURA E STORIA

In principio fu Marie Duplessis – ma già questo è un nome d’arte. Rose Alphonsine Plessis, detta Marie, è una lorette parigina vissuta certamente alla fine dell’800, tanto bella per i canoni dell’epoca che la sua effige è raffigurata anche su alcuni gioielli. Invidiata dalle donne e adulata dagli uomini, oggi diremmo che è una che si è fatta da sola: di umilissime origini, arriva dalla bassa Normandia nella capitale francese a soli quindici anni ma, a sedici, di lei si dice già sia una delle mantenute più richieste e ben pagate della città. E qui, la realtà comincia a mischiarsi con la finzione: ragazza astuta e raffinata, apprezza il bel mondo in cui i suoi protettori la immergono; frequenta i teatri e i salotti bene e, per comunicare la propria disponibilità ai suoi amanti sceglie un modo delicato, ma inequivocabile. Si fa accompagnare, a ogni uscita pubblica, da un mazzo di camelie che sono bianche per venticinque giorni al mese, mentre diventano rosse per gli altri cinque.

Questo dettaglio è di non poco valore, tanto che il giovane Dumas ne rimarrà così colpito da intitolare il suo romanzo, che ha come protagonista Marie, proprio La Signora delle Camelie. Una storia d’amore romantica e struggente, come ce ne sono tante scritte in quel periodo; una trasposizione letteraria del sentimento autentico che il ragazzo ha provato per la prostituta che, però, non si lascia sfuggire uno sguardo verista su alcuni temi sociali. Alexandre è un rampollo privilegiato del mondo agiato degli intellettuali parigini, figlio del famoso autore dei Tre moschettieri e del Conte di Montecristo, e ha dalla sua una buona disponibilità economica e una buona cultura, ma è completamente impreparato all’amore. Meglio: alla relazione interpersonale, di qualunque tipo, con le donne. Nelle pagine del libro, proprio riguardo al cambio di colore del bouquet della dama, Armand – alter ego di Alexandre – ci fa sapere che «nessuno ha mai capito il perché», e il tabù delle mestruazioni nella letteratura come nell’arte risuona fortemente attuale, si pensi ai film e alle serie di oggi.

Realtà e finzione si sovrappongono in alcuni disegni e corrono parallele in altri: Alphonsine, che è già diventata Marie per sua scelta, diventa Marguerite Gautier per Dumas. Di Marie, a Parigi si innamorano tutti – Linz fu davvero amante della ragazza – anche un giovane conte benestante che arriverà a sposarla perde la testa per lei. Del padre del conte ostile alle nozze si servirà Giuseppe Verdi quando comporrà La Traviata, una delle più famose opere liriche italiane del XIX secolo. Grazie alle note del compositore emiliano conosciamo Violetta Valéry, amante e amata di Alfredo – che nel libro è Alphonse e nella vita Alexandre – e lei incontra Giacomo, genitore del suo innamorato che si oppone all’unione dei giovani con la crudeltà concreta che solo i baritoni possono avere nei melodrammi e chiede alla ragazza di farsi da parte per salvaguardare il buon nome della propria famiglia.

E Violetta, similmente a Marguerite e Marie, acconsente a rinunciare alla propria felicità e si allontana. Nella vita come nel romanzo, Marguerite e Alexandre non si incontreranno più: lei morirà di tisi nel 1847 in miseria, dimenticata da tutt*, ancora innamorata di lui e, solo molti anni più tardi, sarà possibile identificare gli autentici poveri resti di Marie in una fossa comune alle porte di Parigi. La sua attuale dimora al cimitero di Montmartre non si deve nemmeno ad Alexandre, ma al conte benevolo, che fu suo marito. 

Nell’opera di Verdi tutto il soggetto assume sfumature più morbide, per evitare la censura severa di quegli anni: Violetta passa attraverso una vita equivoca, ma la sofferenza la nobilita e, proprio attraverso di essa, si eleva moralmente; Giacomo riconosce la crescita della ragazza e la accoglie, pentendosi di come l’ha trattata, permettendo ad Alfredo di raggiungere la sua amata poco prima che muoia. I due confermano il loro amore in un finale struggente che unisce la speranza al disincanto: se Alfredo giura che «De’ corsi affanni compenso avrai, la tua salute rifiorirà», allora Violetta non può rispondergli «Ma se tornando non m’hai salvato, a niuno in terra salvarmi è dato».