Sul primo numero della rivista FUORI! del giugno 1972 comparve un’analisi di Fernanda Pivano sull’importanza dell’intrattenimento danzante come occasione di reperimento fondi oltre che di fertile modalità dello stare insieme. Nonostante siano trascorsi più di quarant’anni da allora, le parole della scrittrice e il suo sguardo verso contesti più evoluti del movimento di liberazione omosessuale restano attuali.
A molte persone piacerebbe si avverasse il sogno socialdemocratico in cui a farsi carico della questione LGBT+ fossero i finanziamenti pubblici tout court. Ma sia la situazione politico-economica che il non essere esattamente come la Svezia, dovrebbero svegliarci da questo sogno e farci rimboccare le maniche sul fronte del produrre occasioni, eventi e immaginari capaci sia di pagare le bollette del nostro attivismo che di dire al mondo (anche in modi bizzarri) cosa ci piace, cosa ci diverte, cosa ci fa star bene insieme.
Dall’inizio della stagione in corso sono state numerose le proposte che introducevano contenuti inediti per un LGBT+ center. È stato bello vedere in atto un esperimento che ha portato tra le nostre mura eventi che, fino a qualche anno fa, erano confinati nei recinti delle zone temporaneamente autonome (TAZ) come rave o teknival. È stato altrettanto bello lasciare tutto lo spazio desiderato a chi ha proposto momenti di socialità varia, come le feste tematiche dei giovani attivisti del circolo o come gli eventi al femminile declinati in modalità non separatista. Alcune proposte hanno funzionato, altre meno. La riuscita non si valuta purtroppo solo dalla qualità del contenuto, ma anche dalla partecipazione di pubblico. Avendo coltivato negli ultimi anni un pubblico “specializzato” attraverso una proposta di eventi molto simili tra loro, questa differenziazione ha polverizzato quel pubblico e ce ne ha restituito un altro. Anzi altri pubblici. Abbiamo avvicinato persone che stanno mettendo piede nel nostro circolo per la prima volta. E questo lo testimonia il maggior numero di nuove tessere rispetto ai rinnovi. Ma questo nuovo corso, per essere sostenibile, ha bisogno di tempo, di occasioni e di sforzi collettivi.
Ed è proprio il senso unitario delle nostre intenzioni che vorremmo sottolineare. Mantenere alto il livello di partecipazione ed allargarlo il più possibile anche nell’ambito dell’intrattenimento. Attraverso la raccolta di idee e di proposte si sono arricchite molte attività sociali e culturali del circolo. Vorremmo fosse sempre di più così anche per le iniziative di intrattenimento notturno. Già a partire da questo mese sono presenti in calendario degli eventi che saranno occasione di partecipazione allargata alla costruzione dei format, alla loro promozione e al loro confezionamento.
È vero anche che nel circolo si stanno prendendo in seria considerazione il fundraising, il crowdfunding e diverse altre modalità di raccolta fondi, che permetteranno nel tempo di rendere economicamente autonome molte iniziative e contemporaneamente offrire la possibilità di partecipare in tal senso a chi non ha altri modi per farlo. Anche questo almanacco non è scevro da questa necessaria attitudine.
Ci vogliono tempo, occasioni e sforzi collettivi. Le nostre proposte vanno migliorate, ottimizzate e condivise. Ed è in quest’ottica che vorremmo vedervi tutti e tutte, soci e socie, coinvolti in un processo di crescita della nostra azione collettiva. Quando ripetiamo, negli avvisi, negli eventi e nei post, che il pagamento di un biglietto o di un gin tonic rappresenta un sostegno alle attività dell’associazione, non facciamo altro che ricordare diffusamente che il nostro divertirci insieme ha un obiettivo comune. Gli sforzi unitari funzionano sempre meglio di quelli parcellizzati. Quest’anno di scommesse ne abbiamo fatte molte. È giunto il momento di dirvi che continuiamo a farne e che la vostra partecipazione è il miglior modo per perfezionarne i risultati.
La programmazione degli eventi notturni è un banco di prova, ma soprattutto un laboratorio aperto al quale vi invitiamo a dare il vostro contributo.
pubblicato sul numero 1 della Falla – gennaio 2015
Perseguitaci