Stefano Paoloni, segretario generale del SAP (Sindacato autonomo di Polizia), in una lettera al capo della Polizia Lamberto Giannini, lamenta la mancanza di decoro della fornitura di mascherine Ffp2 «che sta avvenendo in numerose Questure».  Saran forse leopardate? Avran forse le pailettes? No, le mascherine in questione sono rosa. Questo particolare colore, a detta di Paoloni, «dovrebbe apparire prima facie non consono alla nostra Amministrazione».

Con il decreto del 23 dicembre 2021, il governo ha reso obbligatorie nella maggior parte dei contesti pubblici le mascherine Ffp2. Nonostante il prezzo calmierato, queste possono arrivare a un costo giornaliero di 0,75€, con una dotazione prevista solo per poche categorie: moltǝ, come il corpo studentesco, devono comprarsele di tasca propria. In queste circostanze emergenziali, quindi, il colore dei dispositivi sanitari non dovrebbe essere prioritario, soprattutto se gli stessi non sono garantiti a tuttǝ. 

Che sia poi proprio il rosa la tonalità considerata sconveniente per la divisa, rispetto invece all’azzurro, che è appunto richiesto dal segretario del SAP assieme al bianco o al nero, potrebbe essere l’ennesimo esempio di mascolinità tossica: perché ǝ infermierǝ, che pure svolgono un pubblico servizio, possono indossare una mascherina rosa, mentre ǝ poliziottǝ no? E se anche il rosa fosse femminile – e ricordiamo come questa attribuzione ai generi del rosa e dell’azzurro fosse invertita fino agli anni ’40, basti pensare alla Gazzetta dello Sport – chi ha detto che ǝ agenti debbano apparire categoricamente virili? Non c’è niente di indecoroso nel rosa, né ci sarebbe nulla di indecoroso nel sembrare più femminili: forse, piuttosto che preoccuparsi di un colore, sarebbe il caso di interrogarsi sul machismo che aleggia tra le forze dell’ordine.