IL DISCRETO FASCINO QUEER DI ASTROLOGIA E DIVINAZIONE
Io sono laureato in filosofia e nella vita scrivo. Vengo percepito come una persona con interessi alti, intellettuali, e, quando si scopre che sono appassionato di astrologia, la reazione è spesso di sorpresa o addirittura sgomento: Ma come? Proprio tu? Ma sei serio? Davvero?
Anche se, come sappiamo, poi paradossalmente gli oroscopi li leggono tutti. Ma, spoiler: astrologia e oroscopo non sono sinonimi. Gli oroscopi dei giornali e quelli online sono spesso delle generalizzazioni sintetiche o divertenti, concepite per intrattenere e, al massimo, strappare un sorriso. L’astrologia, per essere conosciuta davvero, richiede anni di studio, non si improvvisa, e per avvalersene l’unica cosa sensata da fare è rivolgersi a studiosi di lunga data, in grado di fornire letture personalizzate e accurate della propria carta astrale.
Fuori dall’Italia le cose girano un po’ diversamente: è infatti in atto, ormai da alcuni anni, una specie di rinascimento esoterico tra i millennial, in particolare di lingua inglese, nel quale l’interesse – libero, alla luce del sole – per i linguaggi esoterici non di rado si lega all’attivismo femminista e LGBT+, intercettando anche istanze di rivendicazione etnica e razziale attraverso la ripresa di tradizioni spirituali non occidentali, per esempio africane o centro-sudamericane.
Come sappiamo, la figura della strega (molte di queste content creator si autodefiniscono sui social proprio streghe moderne) è emblema, dagli anni Sessanta e Settanta, della persecuzione delle donne da parte del sistema patriarcale, una persecuzione dovuta alla posizione sociale eccentrica e all’interesse per forme di conoscenza alternative. Le streghe furono donne – soprattutto donne, sebbene non solo – accusate di complicità col demonio per la loro vita sessuale non conforme o semplicemente perché indipendenti, o intellettualmente autonome, curiose.
Per questi motivi vennero imprigionate, torturate, brutalmente uccise (su Netflix è appena uscita la serie, tutta italiana, Luna Nera, che proprio questo racconta).
A qualcuno tutto ciò potrà far storcere il naso, eppure la sintonia è innegabile: astrologia, tarocchi e divinazione sono forme di conoscenza queer, modi di guardare alla realtà diversamente, e sono modi da sempre messi ai margini, rifiutati, ostracizzati. Marco Pesatori, uno dei più noti astrologi italiani, è solito ripetere che «in Italia, dire che fai l’astrologo è un po’ come dire che fai la zoccola».
Eppure, se si uscisse dallo schema di pensiero per cui astrologia e tarocchi sono scemenze da truffatori e depensanti, si spalancherebbe un vero campo di esplorazione simbolica e immaginativa, in cui questi antichi e sempre nuovi strumenti potrebbero apparire per quello che sono: modi prettamente umanistici per indagare sulla nostra e sull’altrui personalità, sulle nostre scelte e su cosa ci sta a cuore. Astrologia e tarocchi non servono tanto a conoscere il futuro: servono più che altro a capire meglio chi siamo. Sono degli specchi, delle superfici molto efficaci per scrutare nei cunicoli della nostra identità. E sono, oggi più che mai, strumenti antipatriarcali: non è stupendo?
In Italia abbiamo avuto una pioniera in questo senso: Lisa Morpurgo, astrologa femminista attiva dagli anni Settanta, ha stravolto l’approccio tradizionale e dato vita a una scuola (la scuola morpurghiana) nuova e più interessata all’approfondimento critico. Morpurgo ha dato allo zodiaco una struttura logica e razionale, passando da un approccio fatto di definizioni non indagate e visioni troppo rigide, a uno molto meno deterministico e quindi dialettico, giungendo nei suoi testi a una visione in cui nulla è fisso e assoluto, ma ogni rilievo è frutto di un confronto e sempre passibile di revisione.
Tra stereotipi e grandi rivoluzioni sotterranee le cose lentamente iniziano forse a cambiare anche qua: pensiamo alla mitica Lumpa di Vice, o all’account Astri Amari su Twitter, con l’annessa newsletter Ecate.
Approcci contemporanei e intelligenti, anche se si tratta di eccezioni. Molto resta da fare per guadagnare uno sguardo più libero e moderno su questi linguaggi affascinanti che non ci chiedono affatto di rinnegare la scienza o il libero arbitrio, e consentono di riconnetterci a una tradizione clandestina e perseguitata. Una tradizione che parla spesso in modo speciale a chi ha conosciuto, e conosce, la messa ai margini a opera di un sistema di potere unidirezionale e blindato, incline a marchiare come reietto o scellerato tutto ciò che non può essere misurato e quindi rigidamente controllato.
Viva i simboli, dunque, astrologici, tarologici e non, che sono sempre dispositivi per iniziare, o ricominciare, a immaginare il nuovo e la libertà.
Pubblicato sul numero 53 della Falla, marzo 2020
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