Ivana Cenere è già comparsa sulla Falla cinque anni fa come Evey Gloom con un poster dedicato alle migrazioni, e da allora molto è cambiato: dopo due lauree e diverse esperienze di autoproduzione con il collettivo La raccolta dell’umido, adesso ha creato con un collega di Accademia il progetto Ferrovecchio per il comparto artistico di un videogioco.

Hai già disegnato per noi, ma nel mentre sei molto cresciuta come artista: com’è cambiato il tuo stile dal 2020 a oggi?

Come stile non ho mai scelto una cifra specifica, perché preferisco avere due o tre opzioni sperimentali in base al tono della storia. Scrivere fumetti mi ha aiutato a imparare come adattare il disegno alle storie complete che inventavo da zero. Nei disegni in bianco e nero preferisco usare la matita e il chiaroscuro. Nel fumetto, invece, di recente ho trovato una resa del corpo che potessi definire mia ispirandomi ad artistə come Luana Vecchio e Stjepan Seijic. Anche in questo poster in realtà ho cercato di rendere la monumentalità del corpo, aiutata dal colore del mese.

Ti è capitato un colore un po’ particolare, ma nello scegliere il tema di questo mese – il corpo queer – sei riuscita a usarlo al meglio. Raccontaci cosa significa per te il corpo, che come dicevi è al centro della tua ricerca.

All’inizio volevo disegnare qualcosa di piumoso, o animale, ma il corpo queer è spesso rappresentato come animale – che ha senso per le confluenze con l’antispecismo – quindi stavolta volevo fare una statua realistica. Ho pensato a una scultura greca di un dio, un idolo queer da venerare, e ho unito l’idea al fatto che l’acqua modella la roccia come le persone queer modellano il proprio corpo – con le terapie ormonali, con la chirurgia, o anche solo cambiando colore dei capelli – e lo adattano fluidamente alla propria identità.

Si legge molto bene questa intenzione di creare una statua, e te ne ringrazio perché proprio mentre si oscurano i corpi queer, è bello creare nuovi monumenti. Per composizione, il tuo poster ricorda quello dello scorso maggio, anche se è diverso il tema, e qui il sesso è assente. Come mai?

In un mondo in cui la nostra presenza è da bandire, il corpo è il nostro dominio ultimo, a prescindere dal sesso. Anche per questo all’inizio volevo inserire delle cicatrici come quelle di una mastoplastica, ma ho preferito che fosse chiaro che la potenza del corpo queer resta come fluidità, indipendentemente dalla transizione medicalizzata o dai genitali. Poi, per me il corpo queer è un corpo che gioca: l’acqua che ho disegnato è anche quella con cui si gioca da bambinə immergendosi e lasciandola scorrere addosso, come nei parchi acquatici. Lo si fa solo per sentirsi bene.

Nell’arte spesso il corpo è spersonalizzato o oggettificato, soprattutto quello femminile, come hai lavorato in questo specifico poster per reclamare il corpo illustrato?

Allora, è vero che il corpo è sempre stato oggetto di ricerca e proiezione nell’arte, ma già Manet con l’Olimpia aveva provato a rivoluzionare le cose: dal corpo femminile sacro e timido, destinato perlopiù alle stanze degli uomini committenti, si passa a una donna che ha uno sguardo dritto e deciso, è padrona del quadro, ed è esposta in pubblico. Per me il nudo ha la possibilità di sconvolgere le aspettative di chi arriva all’arte, e io ho scelto di farlo rappresentando corpi diversi tra loro e dal canone. Questo è il primo corpo canonico che ho disegnato per la Falla, perché volevo fare una statua che fosse iconica. Non vedo perché disegnare sempre corpi perfetti, se sono cresciuta con i programmi di Cartoon Network, che non erano mai stereotipati. 

Concludiamo con una domanda leggera a tema acqua: doccia, vasca da bagno, o tuffo nel mare?

Tuffo nel mare, perchè sono terrona e a Bologna in estate ogni angolo che svolto mi immagino di trovare il mare, invece non c’è mai.