È il momento giusto per rimescolare le carte e le idee nei e tra i movimenti, quelli LGBT+ e non solo. Dare il via a un largo dibattito senza capo né coda, dal quale emergano idee improbabili, che inventi culture, che crei orizzonti che escano da questa situazione potenzialmente deprimente, col coronavirus che si diffonde nei corpi, nelle menti e nelle relazioni, reprimendo la nostra capacità di immaginare il futuro. Un brain storming infinito che rallegri questi mesi, un rizoma di incontri digitali privi di gerarchie e che esploda per una ragione: ce n’è bisogno. Stanze dedicate a chi polemizza e altre a chi desidera incontri pacati, altre dove ci si mescola e poi ci si arrabbia e dove si consolidino forti inimicizie, forti amicizie e pure indifferenze. Mescolarci, ibridarci, costruire e disfare e costruire e disfare reti e reti di senso. Chi inizia, chi alza la mano e crea le stanze di incontro? Potrebbe farlo la Falla, o il Cassero, meritoriamente, se le volontarie e i volontari che le sorreggono ne avessero il tempo e ne sentissero il bisogno. O chiunque abbia competenze tecniche e umane e quel minimo di autorevolezza che serve per dare il via. Avventurarsi senza palinsesti, lanciare il sasso e non ritrarre la mano. Ossigeno per menti e corpi rattrapiti, con il nostro carico di pregiudizi e vissuti e il bisogno di estrema libertà e di libertà estrema. Se fosse possibile, sarebbe magnifico farlo in presenza. Che caos, che Babele! Che bellezza!
Pubblicato sul numero 59 della Falla, Novembre 2020
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