In un’epoca come la nostra – che lo psicoanalista argentino Miguel Benasayag ha definito «delle passioni tristi» perché caratterizzata da una concezione del futuro come minaccia e dall’implosione conseguente di ogni energia vitale e in cui per il prossimo (18-20 settembre 2020) Festivalfilosofia di Modena lo psicologo mainstream Massimo Recalcati ha scelto di dedicare il suo intervento a come l’Italia sia ormai un luogo senza inconscio e senza desiderio – è oltremodo urgente ripercorrere i versi e il pensiero di Audre Lorde, che sull’eros ha fondato la sua complessa (e politica) concezione dell’esistenza.

Sul tema Lorde è tornata in numerose occasioni, tanto in versi quanto in prosa, ma per farsi un’idea su che cosa intenda la poeta con il termine “eros” è necessario partire dal suo intervento al quarto convegno del Berkshire sulla storia della donne, tenutosi al College di Mount Holyoke il 25 agosto del 1978, il cui testo adesso si può leggere in italiano nel volume che raccoglie tutti gli scritti teorici di Lorde, Sorella outsider. Gli scritti politici di Audre Lorde (a cura di Margherita Giacobino e Marti Gianello Guida, il Dito e La Luna, Milano 2014). 

L’intervento porta il titolo inequivocabile Usi dell’erotico: l’erotico come potere. E in effetti, tra le numerose definizioni del termine “erotico” che questo contributo ci offre, la prima è: potere. Ecco come inizia: «Ci sono molti tipi di potere, usati o non usati, riconosciuti o no. L’erotico è una risorsa che si trova dentro di noi, su un piano profondamente femminile e spirituale, fermamente radicata nel potere dei nostri sentimenti inespressi o non riconosciuti»

Tale risorsa delle donne è repressa o distorta dal sistema di potere per poter continuare a ridurla a una condizione di oppressione, perché un individuo che si riconnetta a questo potere diventa pericoloso e difficilmente omologabile. È stata, inoltre, spesso usata contro le donne svilendola e riducendola a mera pornografia. 

Secondo Lorde, invece, «l’erotico si colloca tra l’inizio del nostro senso di sé e il caos del nostro sentire più profondo» ed è pertanto alla base di ogni soddisfazione che il soggetto femminile possa provare nel compiere il proprio lavoro o nel perseguire le proprie passioni. In questo senso l’erotismo è intimamente legato all’idea di empowerment, perché soltanto liberandoci dalle imposizioni sociali sui modi e sugli oggetti del nostro amore, riusciamo a sperimentare la pienezza di un sentire profondo. Per usare sempre le parole di Lorde, riusciamo a entrare «in contatto con la nostra sorgente creativa più profonda», trovando le forze per esercitare la nostra autoaffermazione di fronte a una società razzista, violenta ed esclusiva. 

Entrando in contatto con l’erotico, diventiamo meno disponibili ad accettare l’impotenza o quegli altri stati dell’essere che vengono imposti a chiunque non accetti la norma vigente, ossia «la rassegnazione, la disperazione, la cancellazione di sé, la depressione, l’autonegazione». La prima conseguenza della riconquista della nostra capacità di provare desiderio è quindi la possibilità di sentire gioia.

Ma ci sono altre due conseguenze fondamentali. Innanzitutto, “eros” significa «condivisione profonda di qualunque attività con un’altra persona», soprattutto con le altre donne, a qualsiasi livello si instauri la relazione. 

Questo concetto è così centrale all’interno della riflessione di Lorde che l’unico scritto di forma narrativa da lei prodotto, la mitobiografia Zami. Così riscrivo il mio nome (tradotto in italiano da Grazia Dicanio, introduzione e cura di Liana Borghi, Pisa, edizioni ETS, 2014) sceglie come titolo appunto “zami”, una parola caraibica che indica una comunità di «donne che lavorano insieme come amiche e come amanti». 

In quest’ottica viene superato l’antico pregiudizio patriarcale che non possa esistere vera amicizia tra donne, perché sempre in competizione per la conquista del «maschio migliore disponibile», e lo stigma nei confronti dell’amore tra donne si trasforma in una forza rivoluzionaria, capace di cambiare il mondo e le relazioni di potere all’interno della società. 

Eros poi, proprio in quanto figlio (già nella mitologia greca) di Caos, ci permette di attingere alla nostra zona più ribollente e oscura, quella che ci chiede di non escludere nessuna forma di espressione del nostro sentire, consentendoci di conoscere e utilizzare non soltanto la nostra aspirazione all’ordine e le nostre doti logiche, ma anche le nostre emozioni e le nostre sensazioni fisiche, tutti quegli stati interiori «ineducati» e «ineducabili», considerati inadatti alla delicata natura femminile secondo la vulgata tradizionale, come la nostra paura e la nostra rabbia (Cables to Rage è una raccolta di poesie di Lorde del 1970). 

In questo modo Lorde celebra l’unione di mente e corpo, razionale e pulsionale, uscendo dal dualismo di matrice platonica e da quella tendenza a separare le emozioni dal logos, dal pensiero, per reclamare oggettività e universalità alla Weltanschauung del maschio occidentale. 

Questo tipo di istanze si esprime perfettamente nel linguaggio poetico, un discorso che tende a connettere e immaginare, piuttosto che a dividere e classificare. Sono infatti molti i testi erotici di Lorde che riescono a comunicare con potenza a chi legge il senso di vitalità e creatività che un erotismo liberato sa generare. Avendole tradotte all’interno dell’unica antologia italiana di poesie di Lorde – D’amore e di lotta. Poesie scelte, a cura di WiT (Women in Translation, il collettivo di sette traduttrici di cui faccio parte) – conosco bene, per esempio, On a night of the full moon e Love Poem, che qui riporto.

  

  On a night of the full moon In una notte di luna piena
  I

Out of my flesh that hungers 

and my mouth that knows 

comes the shape i am seeking

for reason.

The curve of your body

fits my waiting hand

your flesh warm as sunlight 

your lips quick as young birds 

between your thighs the sweet 

sharp taste of limes

Thus i hold you

frank in my heart’s eye

in my skin’s knowing

as my fingers conceive your flesh 

I feel your stomach

curving against mine

 

Before the moon wanes again 

we shall come together.

II

And I would be the moon 

spoken over your beckoning flesh 

breaking against reservations 

beaching thought

my hands at your high tide

over and under inside you

and the passing of hungers 

attended, forgotten.

Darkly risen

the moon speaks

my eyes

judging your roundness 

delightful.

I

Dalla mia carne affamata

dalla mia bocca esperta

esce la forma che sto cercando

a ragione.

La curva del tuo corpo

si modella nella mia mano in attesa 

la tua carne calda come luce del sole 

le tue labbra rapide come uccellini 

tra le tue cosce il dolce

acuto gusto del lime

 

Così ti tengo

proprio nel centro del cuore 

nell’esperienza della pelle

mentre le mie dita creano la tua carne 

sento il tuo ventre

curvarsi contro il mio.

 

Prima che la luna tramonti ancora 

noi verremo insieme.

 

II

E io sarei la luna

detta sulla tua carne invitante 

rompendo le riserve

arenando il pensiero

le mani alla tua alta marea

sopra e sotto dentro di te

e il passaggio della fame 

frequentata, dimenticata.

 

Sorta oscura

la luna parla

i miei occhi

soppesano le tue rotondità

deliziose

Love poem

Speak earth and bless me with what is richest 

make sky flow honey out of my hips

rigid as mountains

spread over a valley

carved out by the mouth of rain.

 

And i knew when i entered her I was 

high wind in her forests hollow 

fingers whispering sound

honey flowed

from the split cup

impaled on a lance of tongues

on the tips of her breasts on her navel 

and my breath

howling into her entrances

through lungs of pain.

 

Greedy as herring-gulls 

or a child

I swing out over the earth 

over and over

again.

Poesia d’amore

Parla terra e benedicimi con ciò che è più ricco 

fa’ che il cielo scorra miele dai miei fianchi 

rigidi come montagne

stesi su una valle

scavata dalla bocca della pioggia.

 

E io sapevo quando entravo in lei che ero 

vento forte nella sua cava di foresta

dita sussurravano suoni

miele scorreva

dalla coppa spaccata

impalata su una lancia di lingue

sulla punta dei suoi seni sul suo ombelico 

e il mio respiro

ululava nei suoi ingressi

da polmoni di dolore.

 

Ingorda come gabbiani reali 

o un bambino

dondolo sulla terra

avanti e indietro

di nuovo.

 

Si nota la presenza radiosa del corpo, ma soprattutto di un organo in particolare: la bocca. Un organo privilegiato, che coniuga le istanze fondamentali dell’individuo: la nutrizione (la fame, l’ingordigia), l’espressione (la luna e la terra parlano), la sessualità (le rapide labbra dell’amante, l’amplesso descritto nella seconda strofa di Poesia d’amore). Emerge come l’eros sia in grado di armonizzare l’essere umano con la natura (gli uccellini, la marea, la pioggia, i gabbiani reali) e l’intensità del piacere con l’accettazione del suo opposto (i «polmoni di dolore») con cui naturalmente convive. In un mondo non pacificato ma coabitato, amato e non stuprato, che è l’antitesi di quella macchina d’orrore impegnata a ridurre ogni essere alla sua utilità e ogni azione al profitto che è il vacillante sistema tardocapitalistico in cui siamo ancora costrette.