La rivoluzione per un erotismo accessibile
Il diritto alla sessualità è il fulcro di una discussione che da anni si scontra con la politica, le istituzioni religiose e la società, soprattutto nell’esercizio di tale diritto da parte delle persone con disabilità. Spesso questo tema viene confuso o ridotto con il termine “fruizione” quindi, erroneamente, si ritiene che possederlo corrisponda alla garanzia di poter fare sesso quando lo si desideri.
Il termine “diritto” è spesso citato quando si parla di disabilità e si accompagna a un altro termine: “accessibilità”. È da qui che vorrei partire con il mio ragionamento.
Immaginiamo un luogo, ad esempio un museo, e figuriamolo in un edificio antico; potrebbe avere al suo ingresso una bella scalinata che per una persona con una disabilità motoria diventerebbe una barriera architettonica invalicabile. Rendere accessibile quel museo, magari con rampe e ascensori adeguati, o in caso di altre disabilità con mappe e spiegazioni in braille oppure con aule attrezzate con personale specializzato, non implica che tutte le persone con disabilità dovranno e vorranno andare in quel museo.
Semplicemente quel luogo consentirà l’effettiva fruizione a tutti/e. Con la sessualità è un po’ più complicato, questo perché, provando a partire dal nostro vissuto è difficile individuare tutti gli elementi che ci hanno reso accessibile la vita sessuale e che ci consentono la costruzione delle nostre identità sessuali. Certamente questo percorso è iniziato per ognuna/o di noi, sin dall’infanzia, passando attraverso l’educazione data dai genitori, dalla scuola e dai media poi i film porno, le chiacchierate con amiche e amici, le esercitazioni ai baci, l’autoerotismo, le prime libertà concesse o prese dai genitori che ci permettevano di stare fuori casa, le indimenticabili esperienze disastrose e quelle che sì dai… un po’ meglio, e così via.
Tutte queste cose e tante altre hanno lentamente costruito le nostre identità rendendoci le persone che siamo oggi e fornendoci gli strumenti per accedere al nostro diritto alla sessualità. Vi invito a immaginare le tante variabili, legate alle diverse disabilità, che potrebbero andare a ostacolare il processo di costruzione dell’identità sessuale e la possibilità di fare esperienza pratica del piacere fisico. Alcune volte il percorso sarà fitto di ostacoli e di strade chiuse, quindi, in questi casi, la persona con disabilità vedrà garantito il proprio diritto alla sessualità?
In numerosi paesi esteri, la risposta a questa domanda è stata negativa e quindi da anni esistono figure professionali chiamate “assistenti sessuali” che intervengono, sotto richiesta della persona interessata, cercando di garantire l’accessibilità a quel diritto.
In Italia la discussione a livello politico è arenata in Senato dove un disegno di legge aspetta di poter almeno essere discusso, ma nel frattempo si sono costituiti comitati e associazioni che da anni cercano di portare l’attenzione pubblica su questo argomento, promuovendo campagne informative che parlino dei corpi e delle identità di persone con disabilità e raccontino di un erotismo nuovo e accessibile.
Nel 2017 è iniziato un corso, a Bologna, volto alla formazione di “Operatrici e operatori all’Emotività, Affettività e Sessualità delle persone con disabilità” (O.E.A.S.), una nuova figura che, a seconda dei casi, può essere chiamata dalla persona con disabilità per superare degli ostacoli e che permetta la costruzione di un percorso personalizzato di sperimentazione e conoscenza di sé, indispensabile per vivere la propria vita sessuale in maniera appagante e il più autonoma possibile. Quanto sto scrivendo non è cosa astratta, ma un percorso rivoluzionario che rimette finalmente al centro la persona e la sessualità e che coinvolge tutte/i noi.
Il movimento LGBT+ ha da tempo imparato che i diritti vengono spesso dimenticati quando a richiederlo sono persone che deviano dalla norma sociale e che l’unione ha sempre fatto la forza. Ripensare al concetto di diritto alla sessualità consentirà a tutte/i di essere libere/i di autodeterminarci in ogni aspetto della nostra vita, anche quello sessuale. Buona rivoluzione!
pubblicato sul numero 30 della Falla – dicembre 2017
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