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A volte, durante il sesso, mi capita di sporcare le lenzuola. Non è piacevole e una volta un ragazzo mi ha letteralmente sbattuto fuori dal suo appartamento. Ho provato la peretta ma forse non l’ho usata correttamente. Qual è il modo giusto per eseguire un lavaggio rettale?

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Gli anglofoni la chiamano “anal douching“. Mia madre, che fa l’infermiera da 25 anni, l’ha sempre chiamata “Si calmi o le faccio un clistere.” Stalinista ma efficace. I lavacri rettali – definizione estemporanea che mi riempie di suggestioni mitologiche del tutto marginali – sono l’insieme di tutti quei metodi impiegati per lo sgombero igienizzato dell’ampolla rettale. Clisteri, in altre parole, per liberarsi dei propri fardelli intestinali.
In generale, la persona che si sottopone ad un clistere introduce una quantità di liquido – generalmente acqua o soluzioni medicamentose – nel suo retto, sciogliendo i residui fecali e stimolando la loro espulsione.

peretta

Esistono diverse tipologie di clisteri, ciascuno dei quali si differenzia per finalità e design. Per quanto riguarda quest’ultimo, i clisteri si suddividono principalmente in: enteroclismi, microclismi e perette. La differenza tra i tre consiste nella quantità di liquido che sono in grado di alloggiare nella cavità rettale.

Per l’enteroclisma, parliamo di un volume di liquido introdotto compreso tra 0,5 e 2 litri; per i microclismi e la peretta i valori oscillano rispettivamente tra 120 e 400 millilitri e tra 0,1 e 0,2 litri. La peretta si presenta generalmente costituita da una pompetta in gomma a forma di pera, alla cui estremità è inserito un beccuccio. Il liquido da introdurre varia: acqua tiepida (alle volte mista a olio), glicerina, sapone, soluzioni lassative. L’enteroclisma ha una struttura più complessa ma il suo funzionamento è il medesimo. Immaginatevelo come una flebo: il liquido discende da una sacca attraverso un tubicino che termina in un beccuccio. L’enteroclisma permette di introdurre una quantità d’acqua maggiore rispetto alla pompetta ed è quindi in grado di fornire una pulizia più approfondita. Il microclisma invece è rivolto a coloro che soffrono di stipsi cronica, colonpatie, stitichezza ed emorroidi. È poco più piccolo di uno spray nasale ed è il sistema di evacuazione intestinale indotta sicuramente più delicato.

Ora, dal momento che non stiamo parlando della prozia Matilde che non va di corpo dal ’79 e un giorno detonerà in una supernova duodenale, veniamo al punto. Colgo l’occasione per fare un discorso alla nazione. Bottom, passivi, ricettivi e ricevitori, lubrificatevi i condotti uditivi: il clistere va preso sul serio; non è un piccolo rituale di preparazione ad un fugace incontro romantico come lavarsi i denti o disboscarsi le narici.

È una pratica che se sconvenientemente eseguita, può causare squilibri intestinali patologici. Perciò, assicuratevi di seguire le seguenti istruzioni scrupolosamente.

Quando. Sempre meglio un paio d’ore prima, per andare sul sicuro. Magari scegliete il giorno più lontano dall’ultima volta che avete ordinato cinese alle due del mattino, ruttando Caipiroska alla fragola.

Il giusto liquido. Sappiamo tutti che userete l’acqua del rubinetto, quindi non scervelliamoci su che tipo di camomilla depurativa setacciata sia più indicata per sciacquarvi la Fossa delle Marianne.

La temperatura. Questo è un fattore cruciale: l’acqua deve essere tiepida. Tie-pi-da. La mucosa intestinale è dieci volte più sensibile al calore rispetto alla vostra pelle, quindi se non volete liquefarvi dall’interno, vi suggerisco di prestare molta attenzione.

L’ingresso. Prima di inserire il beccuccio nel retrobottega, ricordatevi che non state sbattendo una teglia in forno. Quindi siate gentili e lubrificate sia l’estremità della peretta sia la cavità anale.

La quantità d’acqua. Non è necessario strariparvi. Quantità modeste di liquido sono sufficienti e fanno il loro dovere. Diversamente, volumi di liquido superiori possono causare un’intossicazione da acqua con pericolo di iponatremia (anomala diminuzione di sodio nel sangue).

Il tubo della doccia? Il suo impiego comporta dei rischi considerevoli per le seguenti ragioni:
1) l’estremità del tubo ha spesso forma e circonferenza piuttosto disagevoli per l’antro comune;
2) nell’utilizzarlo è difficile gestire sia il gettito d’acqua che la temperatura. Un momento di distrazione ed è subito un geyser.

Quanto spesso. Non più di 1-2 volte al giorno, con un massimo di tre volte a settimana. Il clistere va ripetuto fino a quando zampillerete rivoli argentati di lindore. Tre o quattro tentativi dovrebbero essere sufficienti.

Shit happens. Ragazzi, non si può vivere con quest’ansia. Vi faccio un esempio. Quando entro in una profumeria, mi aspetto di essere investito da un treno merci di fragranze sofisticate. È un’aspettativa ragionevole. Aspettarsi di fare sesso anale e non imbattersi mai in un po’ di m*rda è ridicolo e ai limiti del condizionamento pornografico. Siate sereni, fate sesso con gioia. La mortificazione che si genera intorno a questa eventualità è il frutto di una considerazione idealizzata del sesso, se non di una pura e semplice meschinità. Se dovesse mai capitarvi di andare a letto con una persona del genere, tirate un sospiro di sollievo e smettete pure di scandagliare nervosamente lenzuola e copriletto: il pezzo di m*rda è proprio lì, sdraiato accanto a voi.

Con affetto intestino,
Il Bugiardino

immagine realizzata da Claudia Tarabella