Che fosse per tentare Taddeo in un seducente costume da valchiria, o semplicemente per fare le pulizie di casa, sono innumerevoli le volte in cui vediamo Bugs Bunny, il coniglio più furbo del mondo dell’animazione, indossare abiti femminili. Il personaggio di punta delle serie Merrie Melodies e Looney Tunes è sempre stato apprezzato dalle persone LGBTQ+, che spesso lo hanno interpretato come icona drag o gender non-conforming, ma in questo caso non si tratterebbe nemmeno di una semplice lettura del fandom: le stesse origini del personaggio vanno al di là del binarismo di genere.

Bugs Bunny è infatti pensato come un moderno trickster, personaggio presente in vari folklori e da sempre caratterizzato come «una persona ‘al di fuori’», le cui «attività di solito sono fuorilegge, eccentriche (outlandish), oltraggiose, fuori dai confini, e fuori dagli ordini», che «può alterare la sua forma o l’aspetto fisico in modo da facilitare l’inganno» (Hynes). All’interno di queste innumerevoli metamorfosi, il trickster abbatte le barriere del binarismo di genere: questo vale anche per Bugs Bunny, di cui anche Chuck Jones, uno dei suoi animatori, sembra aver riconosciuto l’appartenenza alla comunità trans, come riporta questo tweet