Ricordo ancora la prima volta: a pochi giorni dall’inaugurazione della mia sartoria a Pistoia, una persona arrabbiata mi riportò una camicia acquistata durante l’evento, perché «rifinita male». Non riesco mai a ricordare la corretta collocazione, secondo le regole sartoriali, delle asole, e voi? È una cosa a cui non ho mai dato importanza e il problema era questo: trattandosi di un capo considerato femminile avrebbero dovuto essere a destra, mentre io le avevo fatte a sinistra, secondo quella che è consuetudine per gli abiti considerati maschili. Negli anni ho preso l’abitudine di chiedere a ogni persona dove le preferisca e questa domanda crea non poco scompiglio. Il genere è granitico anche nelle asole. Buffo, si fa per dire, che un bottone possa definire l’identità. Da dove nasce questa consuetudine? I primi bottoni risalgono al 2000 a.C. e non avevano una funzione pratica bensì decorativa. L’uso dei bottoni per la chiusura dei capi è medievale e riguarda inizialmente solo gli abiti di taglio maschile. Essendo la maggior parte delle persone destrorsa, le asole cucite sulla parte sinistra permettevano di sbottonarsi facilmente con la mano sinistra lasciando la destra libera di impugnare l’arma in caso di necessità. Per i capi femminili si usavano lacci o abbottonature senza verso, come i gemelli dei polsini, e solo nell’Ottocento l’uso dell’abbottonatura si allarga anche al corredo femminile, principalmente della classe nobiliare. Vi sono molte ipotesi sul perché le asole fossero a destra, le più accreditate sono: permettere di allattare, tenendo ə bambinə con la mano sinistra potevano sbottonarsi agevolmente con la destra; facilitare la vestizione che all’epoca era ancora affidata alle dame di compagnia, per la maggior parte destrorse, agevolandone il compito. Le asole non sono semplici asole, ma costrutti che ci parlano di binarismo, discriminazione di genere e definizione dei ruoli. Liberarle da questa gabbia diventa quindi imprescindibile.
Illustrazione di Claudia Tarabella
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