BREVE DISCUSSIONE INTORNO AL FEMMINILE SINGOLARE

Versione audio su Spreaker

«Capisco il tuo punto e la prospettiva storica, però i risultati sono incongrui: l’elettrauto e l’elettrauta, l’idraulico e l’idraulica? Soprattutto: la commercialista e il commercialisto?»

«Non discuto le fisiologiche e più o meno forzate evoluzioni della lingua. Parlo da senese che ha studiato al Classico […]: avvocata, ministra, presidenta (e così discorrendo) mi fanno semplicemente cacare. #sipario»

Questi sono due commenti in calce a una riflessione sul termine “avvocata” scritta da una professionista della comunicazione sul suo profilo Facebook. Su un’altra pagina, in cui è stata condivisa un’intervista di Francesca Perani di RebelArchitette sul senso di impiegare, appunto, il termine “architetta”, tra i moltissimi commenti ostili evidenzio questo, rivolto a me: «Te me sa che non stai bene.. ah no, scrivi stronzate per promuovere ciò che scrivi nei tuoi libri “femministi”. Professoressa e regina sono GIÀ NELL’ETIMO ITALIANO PERCHÉ SI DICE COSÌ. Ministra non esiste. Si dice Ministro. Con questa storia del femminismo state rovinando il mondo. Poveracci i tuoi alunni. Se la pensi così immagino cosa puoi insegnargli come DOCENTE. Mi segno il tuo nome, così sarò sicura di non averti MAI come insegnante dei miei figli. Saluti cara.»

I social network hanno reso pubblico ogni genere di dibattito, anche quello linguistico. In particolare, attrae grande interesse, apparentemente a tutti i livelli della società, la discussione sull’impiego dei femminili professionali: quelli, appunto, come sindaca, architetta o assessora. Se, da una parte, trovo utilissimo che il dibattito sia divenuto davvero di tutti, perché testimonia l’interesse che gli italiani hanno per la loro lingua, il tono delle discussioni è spesso disincentivante: come si può leggere da questa selezione di commenti, imperversano le opinioni basate su convinzioni errate, che in assenza di argomentazioni serie per ribattere scadono spesso in offese personali. 

Ora, se è giusto che tutti discutiamo della nostra lingua in quanto parlanti, sarebbe doveroso riconoscere anche che essere parlanti non significa essere linguisti, e che le (sacrosante) riflessioni dei primi non sono informate quanto quelle dei secondi: siamo sessanta milioni di italofoni, ma non sessanta milioni di linguisti. 

Ci sono molti modi per documentarsi e discutere dell’argomento in maniera serena: in primis, ricordando che i dizionari spesso riportano i femminili dei vari ruoli e mestieri (lo Zingarelli lo fa dal 1994) e che online è pieno di risorse autorevoli in campo linguistico alle quali fare riferimento (cfr. Treccani, Accademia della Crusca o il sito Zanichelli Dizionaripiù). In secondo luogo, evitando di credere a ogni bufala linguistica magari messa in circolazione ad arte: “presidenta” non esiste, se non in alcuni titoli di giornale scritti per prendere in giro Laura Boldrini, che a suo tempo chiese semplicemente di essere chiamata “signora presidente”

Per replicare ai commenti che riporto, “commercialista” è termine ambigenere (il/la commercialista), non a caso al plurale fa “i commercialisti” e “le commercialiste”; dunque, nessun bisogno di “commercialisto”, mentre “elettrauto” è una parola-macedonia che rimane invariata non solo al femminile, ma anche al plurale: “il/la elettrauto”, “gli/le elettrauto”.Ministra” invece esisteva già in latino, e i dizionari più aggiornati la riportano come femminile standard di “ministro” in tutti i suoi usi.

La rete ci ha dato modo di accedere facilmente alle informazioni: sta a noi andarle a cercare e valutare la loro credibilità e autorevolezza senza farci fuorviare dal pregiudizio di conferma. Sta a noi sforzarci di discutere in maniera pacata anche su argomenti divisivi come questo. E non c’è bisogno di arrivare all’insulto e all’offesa, segni di grande fragilità argomentativa. 

Comunque la si pensi, chi la vede diversamente non è un nemico, e il dibattito non va per forza radicalizzato. La mia aspirazione non è di convincere nessuno, ma di far circolare le informazioni corrette. Dopodiché ognuna (e ognuno) è libero di comportarsi come crede, ma non adducendo motivazioni implausibili.

Pubblicato sul numero 53 della Falla, marzo 2020

Immagine di copertina cortmic.myblog.it, immagine nel testo snorkisaraitu.com