Aleister Crowley tra irriverenza e autodeterminazione
di Francesco Colombrita
“Fai Ciò Che Vuoi sarà l’Unica Legge. Io proclamo la Legge della Luce, della Vita, dell’Amore e della Libertà […]. L’Amore è Legge, Amore sotto il dominio della Volontà.”
Scritte sulla porta d’ingresso di una villa nei pressi di Cefalù, queste parole comparvero insieme a uno strano individuo, vestito all’orientale, e al suo seguito di donne, uomini e bambini. Erano gli anni ‘20 e nasceva così, in Sicilia, l’abbazia di Thélema, tempio di una nuova religione, escatologicamente legata all’avvento di una diversa era. Il sommo profeta di questo culto era già ben noto sulla scena pubblica dell’Europa e rispondeva al nome di Aleister Crowley.
Classe 1875 e figlio di evangelici molto conservatori, la Bestia – come fu amorevolmente ribattezzato dalla madre – incarnava probabilmente la stessa crisi dell’identità che sul finire dell’800 stava attraversando ogni intellettuale, tanto che sin dalla sua adolescenza si classificò per l’anticonformismo. Giunto ai posteri come “poeta, pittore, alpinista, viaggiatore, campione di scacchi, brillante oratore, eroinomane, satiro e maestro di magia” ed erroneamente additato come satanista (dopo l’esperienza famigliare rigettò il dogma cristiano, avvicinandosi a forme di paganesimo), Aleister fu, sin da giovane, un fermo sostenitore di un certo livello di autodeterminazione, in particolare per quanto riguarda la libertà sessuale.
Vissute diverse esperienze, comprese relazioni omosessuali (durante le quali prediligeva assumere un ruolo ricettivo), diede alle stampe White Stains, una raccolta di poesie apertamente pornografiche tra cui spicca A ballad of passive pederasty. Lo scopo, dichiarato, era quello di opporsi al testo Psychopathia Sexualis, di Richard von Krafft-Ebing, in particolare sottolineando che quelle da lui definite come perversioni o anomalie sessuali fossero semplicemente atti legittimi legati a quella “affermazione magica” che è il coito.
Col passare degli anni e a seguito delle frequentazioni di diversi ordini massonico-esoterici sparsi per l’Europa, Crowley scrisse il Libro della legge, testo sacro della sua dottrina, all’interno del quale spicca il ruolo della Magia sessuale come fulcro della Grande Opera. Come ebbe a dire Hugh Urban, docente di religione comparata all’università dell’Ohio, il Liber al vel legis “risolve completamente il problema sessuale. Ogni individuo ha il diritto assoluto di soddisfare il proprio istinto sessuale come è fisiologicamente più corretto per lui. L’unica ingiunzione è quella di trattare tutti gli atti come dei sacramenti”.
Il tentativo di diffondere il suo credo tramite l’abbazia di Thélema giunse rapidamente al termine: si diffusero voci di baccanali e riti orgiastici, seguite da quelle riguardanti presunti sacrifici umani, e a quel punto bastò poco alle forze dell’ordine del neonato governo Mussolini per ordinare l’espulsione della Bestia dal suolo italiano. Figura controversa e spregiudicata, Aleister Crowley merita forse di essere ricordato anche per questo suo instancabile tentativo di scardinare i vincoli di un mondo fin troppo puritano.
pubblicato sul numero 33 della Falla – marzo 2018
Perseguitaci