Il DL Sasso sul consenso informato – ovvero, il diritto di veto della famiglia – per l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole medie è stato approvato. Intanto negli scorsi giorni, come Cassero, siamo state colpite da una shitstorm sotto a un reel del nostro intervento al TDOR qui a Bologna. Oltre alla prevedibile omotransfobia, le invocazioni al nazifascismo e auguri di morte, molti commenti ci intimavano di tenere «giù le mani dai bambini». In piazza del Nettuno abbiamo parlato infatti di tutela delle persone minori trans* e di genere creativo, e dell’educazione alla sessuo-affettività che come attiviste ed esperte dobbiamo continuare a portare nelle aule di ogni ordine e grado, proprio per fornire loro gli strumenti per conoscersi ed autodeterminarsi. Molte voci indignate hanno insinuato che ci fosse una sorta di disegno perverso per «togliere i bambini alla famiglia nel bosco» per portarli nelle classi dove avviene «l’indottrinamento gender». Il riferimento è alle recenti e notissime vicende della coppia anglo-australiana in provincia di Chieti cui è stata sospesa la potestà genitoriale per le condizioni di vita della prole, che crescevano in una foresta, ritenute non adeguate.
Al di là dell’allarmismo complottista, è interessante percorrere il filo di questo collegamento perché ci conduce a un principio retrogrado per cui ə figlə, sostanzialmente, apparterrebbero ai genitori. Senza disconoscere il principio pedagogico per cui le figure genitoriali debbano guidare nella crescita ə bambinə, questa visione proprietaria non accetta che questə siano persone pensanti, che sviluppano desideri e costruiscono una propria identità – identità e desideri che invece sembrano voler essere imposti assieme al genere. E ancora, unə bambinə, anche cresciutə lontano dalla modernità, potrà comunque essere trans*, anche se avrà meno strumenti per capirsi e accettarsi. Perché anche una famiglia nel bosco, lungi dall’essere un’utopia naturalistica rousseauiana, probabilmente riprodurrà i modelli sociali di uomo e donna – che non sono certo categorie naturali come i funghi selvatici – e lə crescerà con delle aspettative legate al genere assegnato alla nascita. Non esistono bei vecchi tempi in cui «certe cose non esistevano», né zone geografiche incontaminate dall’«ideologia woke», ma solo l’ignoranza e l’oscurantismo sui temi dell’identità sessuale e di genere. E allora, se è davvero lo spazio di formazione e dei saperi che liberano ed emancipano, dobbiamo portare la rivoluzione trans* davvero in ogni scuola.
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