di Gaeta Jones e Linda Green

Care Gaeta e Linda, torno per i vostri preziosi consigli che tanto mi hanno aiutato a non essere più Piccola stalla senza velo. Ho fatto pace con il flash del culo di mio padre e dei suoi calzini bianchi sdruciti tra le cosce sempre curate e perfette di mia mamma. “Mai e poi mai così” è da allora il mio mantra. Tesoro sei adolescente, certe cose ormai che te le dico a fare. Mi spiace solo che non mi parli mai, tieni tutto per te.

Ora basta! Ha iniziato a mettere lei le cose a lavare, sembra in fregola di ispezionare la biancheria. Con la scusa salutista compra solo frutta e verdura. Un trionfo di banane, carote, cetrioli e zucchine. Due settimane fa peggiora. Da Mediaworld vuole regalarmi Colazione da Tiffany, io scelgo Boys don’t cry. Dramma! Inizia a tenermi il muso, acida tra l’offeso e il deluso.

Settimana scorsa faccio il guaio ma è stata lei, ‘sta zoccola, a farlo apposta. Escono. Dice che vanno a divertirsi. Dovevo capirlo, conosco a memoria tempi, suoni e umori dei loro divertimenti. Avevano bisogno di uscire? Non mi sembrava vero di poter vivere finalmente anche a casa. Mi fascio così stretto che quasi non respiro. Ranzo via quell’orrida acconciatura che le piace tanto, t-shirt nera, camicia di jeans e i Ray-Ban scuri, quelli che le fanno schifo. Che storia anche quelli. Prendo uno zucchino, sodo, un po’ curvo, ben fatto. Sotto le coperte, The end a palla in cuffia. Stretto tra le cosce, sentivo finalmente la mano piena del turgore di quel corpo estruso, potevo muovermi come fanno tutti. Ho imparato presto a vedere come si faceva. Ero troppo felice, quell’agire finalmente mi esprimeva.

Madre ti voglio fottere! Urlavo beato. Una furia, ha sradicato le coperte. Pietrificata. Sembrava morta. Idiota, cretina, deficiente ma come cazzo lo usi? Piange isterica da una settimana, dice che non è riuscita a insegnarmi un cazzo. Forse non lo ha mai capito, un cazzo. Però mi spiace, le voglio bene, è la mia mamma. Che faccio ragazze?

Vostro Another prick in the hole

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N’aggia capit nu cazz tu a me che vuo? Tua madre s’è incazzata perché non sei in grado e t’ nfilà ‘na zucchina ‘ncul? O s’è incazzata perché ti sei infilat ‘na zucchin aret? Forse volev ess infilarti qualche altra cosa? E zucchin’ sono care ò mercat figliulè. A prossima volta usa à melanzana. Per riallacciare i rapporti cucinale delle belle zucchine alla scapece.

Gaeta Jones

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Mio dolce astro, dovrai digerire questa funesta ira e farti Fenarete d’infinita pazienza: con un forcipe di fiera dolcezza parla a tua madre, insieme tirate fuori quella verità che vai cercando e celando. Se avrai bisogno di aiuto e sostegno rivolgiti a chi si occupa di transessualità nella tua città. Va dove ti porta il cuore in transizione, mio sole di fulgida bellezza, l’Arcimboldo ti protegge e ti invita a rammentare sempre le parole di Tahar Ben Jelloun: “I nostri passi inventano il sentiero a mano a mano che si va avanti”.

Eternamente tua, Linda Green.

pubblicato sul numero 12 della Falla – febbraio 2016

immagine realizzata da Thomas Belvedere