La giornata mondiale dell’orgoglio bisessuale
di Sara Pagliero
L’essere bisessuali va oltre gli stereotipi e noi abbiamo il dovere e diritto di dimostrarlo. 23 settembre: questo è il nostro giorno. In questa data, in Italia, si celebra per il terzo anno consecutivo la Giornata mondiale dell’orgoglio bisessuale, creata nel 1999. Ma come mai solo vent’anni di ricorrenza e tre di festeggiamenti nel nostro Paese? Prima le persone bisessuali non esistevano?
Esistevamo eccome!
Come sostiene la scrittrice Eva Cantarella, già nella celebre figura epica di Achille è possibile rinvenire sfumature bisessuali che vedono l’eroe diviso tra il rapporto con la concubina Briseide e l’amore per il proprio amico e compagno d’armi Patroclo.
La società dell’antica Grecia aveva infatti visioni diverse rispetto a quelle imposte poi dal prepotente arrivo del cristianesimo, anche se non vanno mitizzate e le pratiche omoerotiche di allora non equivalevano certo alla costruzione di identità LGBT+ per come le conosciamo oggi. Si pensi a Saffo, la celebre poetessa e insegnante presso un tiaso nell’isola di Lesbo, all’interno del quale intratteneva rapporti amorosi con le proprie allieve, sebbene questi debbano essere inquadrati come atti paideutici, non troppo dissimili dalla pederastia maschile.
Con imponenti salti temporali non mancano nel panorama bisessuale importanti figure artistico letterarie del calibro di Michelangelo o Shakespeare in merito al quale, pur non avendo prove certe, sono state portate avanti molteplici teorie da importanti studiosi circa la sua sessualità, e infine la grande Virginia Woolf.
Perché allora di bisessualità si sente parlare così poco?
Semplice! Perché gli individui appartenenti a questo gruppo sono difficili, se non quasi impossibili, da classificare all’interno della secolare concezione dicotomica della sessualità, basata sul desiderio per l’oggetto sessuale. Nella nostra società tutti gli orientamenti non monosessuali, all’interno dei quali rientrano le persone bisex, pansex, etc., sono problematici da concepire per la mente dell’essere umano che tende a categorizzare ogni aspetto del reale per facilitarne la comprensione, perché se conosco l’altro so come comportarmi nei suoi confronti, cosa aspettarmi da lui e la situazione risulta un po’ meno spaventosa. Purtroppo le caselle per gli orientamenti sessuali sono ormai da tempo state definite e impostate e noi non vi rientriamo. Ma questo tipo di atteggiamento mentale (e non solo) purtroppo non funziona in nessun ambito, tantomeno in uno così delicato e variegato come quello della sessualità umana.
È una posizione scomoda quella della persona bisessuale, perché fa emergere insicurezza e incertezza nel proprio interlocutore. Eppure, sono proprio le stesse persone appartenenti a questa categoria che vengono additate di insicurezza, promiscuità, instabilità, indecisione. Ma siamo proprio sicuri che sia così e che non si tratti invece di una qualche forma di proiezione da parte del giudicante?
Certo, questa vuole essere uno spunto di riflessione esagerato e provocatorio, ma la discriminazione esiste, e la bifobia non è qualcosa da prendere sottogamba.
Nel corso della mia vita ho sentito le opinioni più fantasiose riguardo il mio orientamento sessuale. Ho poi scoperto, col passare del tempo, che nella maggior parte dei casi si trattava di stereotipi ormai fissati nell’ immaginario collettivo.
1) È solo una fase
La prima, più popolare e in retrospettiva anche la più divertente.
È vero, alcune persone potrebbero decidere un giorno di voler provare a sperimentare e successivamente venire a scoprire che cosa piace e cosa no. Il problema di fondo sta nel fatto che la bisessualità non è solamente una fase ma uno specifico orientamento sessuale.
Erroneamente si pensa che una persona possa considerarsi bisessuale solo nel momento in cui stringe una relazione amorosa e sessuale con un individuo dello stesso sesso. Poi magicamente rinsavisce e torna a essere etero.
Altre volte addirittura questi esperimenti vengono ritenuti una sorta di iniziazione verso un vero sé omosessuale. Perché la bisessualità non può esistere, non è reale.
2) Sei un 50/50
Questo discorso ha due diverse sfumature.
La prima riguarda la percezione che una persona dovrebbe avere di sé: si sente più etero o più omosessuale? Questa malsana idea che i bisessuali siano metà di qualcosa e metà di qualcos’altro come se non potessero avere un’identità del tutto loro. Non è possibile essere semplicemente 100% bisessuali perché si deve rientrare in delle categorie predefinite.
Ne segue un’ulteriore argomentazione riguardante però non la percezione del sé ma l’attrazione che si prova nei confronti dell’altra persona. Se ci si dichiara bisex si è automaticamente attratte allo stesso modo e livello di intensità sia da uomini che da donne. L’eventualità che si possa provare differenti tipologie di attrazione per generi diversi non è ammessa.
3) I bisessuali sono poligami per natura
Naturalmente inaffidabili, indecise e avide, le persone bisex sono ontologicamente portate a tradire. I primi ad accusare sono proprio i rispettivi partner che spesso si sentono inadeguati o credono di non essere abbastanza per soddisfare l’appetito sessuale della persona con cui hanno una relazione.
Non mancano gli opinionisti, convinti che i bisessuali possano avere relazioni esclusivamente poligame e che tutti i loro rapporti sessuali siano obbligatoriamente dei threesome.
Di etichette la lista è piena, ma in occasione della Giornata mondiale dell’orgoglio bisessuale voglio lanciare un appello proprio alle mie compagne e ai miei compagni.
Bisessuali unitevi! Correte il rischio ed esponetevi. Parlate e discutete di voi stesse e fate conoscere al mondo, anche solo al vostro piccolo mondo personale, cosa significa essere bisessuale. Sdoganate gli stereotipi in cui vi hanno costrette. Incontrate persone e raccontate loro la vostra esperienza; fate capire che essere bisessuale non è una scelta, non è un atteggiamento mostruoso e opportunista ma semplicemente un’altra delle tante espressioni di attrazione amorosa e sessuale.
Perseguitaci