in collaborazione con Cassero Salute

L’endometriosi è una malattia ginecologica benigna causata dall’impianto di cellule endometriali, normalmente presenti nella cavità uterina, al di fuori di questa. 

Le cellule endometriali costituiscono nel loro insieme l’endometrio, una tonaca mucosa che mi piace definire la moquette rossa della vita, perché potenziale sede del concepimento.

L’endometrio è regolato e mantenuto in sede in modo orchestrale dai livelli plasmatici di estrogeni e progesterone secreti dalle ovaie durante il ciclo mestruale. Questo tessuto si rinnova costantemente, in media ogni ventotto giorni. Alla fine del ciclo, la musica di estrogeni e progesterone si interrompe portando l’endometrio a sfaldarsi nelle ben note mestruazioni. Le cellule endometriali fuori sede rimangono invece incastrate senza fuoriuscire con il flusso mestruale, invecchiando e necrotizzando. Da recenti studi istologici pare che questa sorta di cellule arrampicatrici abbiano particolari proprietà adesive se cresciute all’esterno dell’utero, questo permette loro di permanere adese agli organi. Tale anomalia causa a livello pelvico uno stato infiammatorio cronico sia a carico dell’apparato genitale sia di organi circostanti come vescica e intestino. Si manifesta con dolori di variabile intensità che peggiorano soprattutto in fase mestruale. Col tempo la qualità della vita ne può rimanere seriamente compromessa.

Riguardo le cause, una delle ipotesi più accreditate è il passaggio, causato dalle contrazioni uterine che avvengono durante le mestruazioni, di frammenti di endometrio dall’utero nelle tube fino all’addome, con l’impianto delle cellule endometriali sul peritoneo, sulla superficie degli organi pelvici e, raramente, su fegato, diaframma, pleure e polmoni.

In rarissimi casi l’endometriosi è stata diagnosticata anche in uomini cis. 

Rimane certo che l’endometriosi si possa sviluppare non solo per le sue caratteristiche istologiche e la stimolazione ormonale sballata, ma anche perché trova un sistema immunitario predisposto che ne permette lo sviluppo, creando successivamente uno stato infiammatorio cronico. 

Le problematiche connesse all’infiammazione cronica che ne deriva possono essere tante, per questo oggi l’endometriosi può essere considerata una patologia cronica invalidante. 

Dal primo giugno 2017 è stata inserita nell’elenco delle patologie/condizioni croniche e invalidanti, ma solo negli stadi clinici più avanzati, ossia moderato e grave. Questo implica che chi ne soffre e arriva a una diagnosi completa può avere il diritto a usufruire in esenzione di alcune prestazioni specialistiche di controllo. 

In Italia attualmente si stimano circa 300.000 esenzioni, ma esiste un sommerso silenzioso che probabilmente fino a ora non ha osato farsi avanti perché scoraggiato dalla difficoltà nel trovare una diagnosi o unə specialistə a cui rivolgersi. 

Sì, perché quando si parla di endometriosi ci sono una serie di fattori di cui tener conto. Uno di questi è il fatto che sia una malattia largamente sottovalutata, in quanto solo una bassa percentuale di persone che ne soffre sa di esserne affetta. Conoscere l’endometriosi è il primo passo verso un percorso di cura, ma per le diagnosi occorrono in media nove anni e questo è un dato decisamente scoraggiante. Le diagnosi tardive, e le conseguenti ingenti spese per visite e operazioni chirurgiche, si accompagnano spesso alla sottovalutazione dei sintomi riportati da chi ne soffre perché non sa dove collocare dolori spesso insostenibili e che impediscono di condurre una vita serena sia nel quotidiano sia in ambito sessuale.

Di recente si è sentito parlare di gaslighting associato all’endometriosi e questo ci può far riflettere sul dato delle diagnosi tardive e su quanto il sistema sanitario italiano sia ancora patriarcale e pregno di binarismo. 

Il gaslighting può trovarsi ovunque e anche negli studi medici tramite lo sminuire costante di preoccupazioni, pensieri o sintomi, e svalutando una persona che si trova in una posizione di inferiorità o semplice fragilità dovuta alla posizione di paziente che si affida per una diagnosi. 

Spesso il dolore cronico è stato associato a pigrizia, necessità di attirare l’attenzione, incapacità di sopportare il dolore. Questo ha portato molte soggettività a uscire da visite specialistiche molto dispendiose in modo scoraggiato, frustrato, ferito e alla conseguente rinuncia a chiedere aiuto.

Un altro fattore che ha portato alla grave situazione di diagnosi tardive è legato aI fatto che i sintomi possono essere vari e confondibili con i più conosciuti dolori mestruali. Eccone alcuni: dismenorrea, ossia mestruazioni molto dolorose, dispareunia, cioè dolore pelvico durante i rapporti sessuali, dolore durante le defecazione o l’emissione di urina, alterazioni del ciclo mestruale, con ingenti perdite di sangue durante le mestruazioni (menorragia) o con perdite di sangue durante il periodo intramestruale (menometrorragia), sanguinamento rettale durante le mestruazioni, presenza di tumefazioni o masse pelviche dolenti, senso di fatica, episodi di diarrea o costipazione, nausea e/o senso di pienezza, in particolare durante le mestruazioni.

Ne consegue che lə specialista debba formulare una diagnosi differenziale, confrontando patologie che causano sintomatologie molto simili, come malattia infiammatoria pelvica, sindrome dell’intestino irritabile, cistite interstiziale e fibromialgia. 

Ai fini di una diagnosi corretta, è necessario ricorrere all’ecografia transvaginale soprattutto per le forme ovariche (cisti ovariche definite endometriomi) e le forme di endometriosi profonda (DIE). In alcuni casi è necessario arrivare a effettuare una biopsia.

Per il trattamento dell’endometriosi si deve tener conto delle diverse opzioni a disposizione e della soggettività in cura.

Possono essere assunti farmaci antidolorifici, ormonali o si può ricorrere a interventi chirurgici nell’ambito della chirurgia endoscopica mini-invasiva, qualora il trattamento farmacologico non dia esiti soddisfacenti o mostri troppe controindicazioni.

Dottorз di medicina generale e ginecologз operanti sul territorio sono le figure strategiche per una pronta diagnosi e un trattamento in grado di migliorare la qualità di vita e prevenire lo sviluppo di problematiche dovute a una mancanza di cure adeguate.

Nessunə dovrebbe sentirsi solə e non riuscire a dar voce a un dolore sordo come quello causato dall’endometriosi. Senza ascolto, cure e comprensione, persino una cellula endometriale sarebbe in grado di schiacciare un corpo. 

Aiutiamoci anche in questo a vicenda, ossia a dar voce ai dolori più nascosti e subdoli come quelli cronici. Ogni diagnosi mancata, per quanto mi riguarda, equivale a un fallimento.

Illustrazione in evidenza di Bee Della Toffola, immagini nel testo da physiolifevelletri.it e da sbmedical.it