Morto un papa, se ne fa un altro. Morta una madre, non se ne può fare un’altra: il vuoto rimane a mangiarti, a ricordarti che una parte di te resterà sempre figlio o figlia, bisognosa di amore. Morta una gigantesca madre, simbolica e di fatto, che aveva fatto della maternità il perno del suo ruolo pubblico nella comunità LGBT e della sua azione politica, che si può fare, oltre che piangerla?
Molte e molti di noi non hanno buoni rapporti con i propri genitori, proprio a causa del nostro orientamento sessuale o della nostra identità di genere che non corrisponde al corpo con cui siamo nati, e una mamma d’appoggio è più che mai necessaria.
Noi transfrociolesbiche siamo personcine creative e abbiamo avuto l’idea di usare queste pagine per pubblicare un’inserzione, ufficializzando la nostra ricerca: ci serve una nuova mamma Agedo, e ci serve adesso!
Ecco una breve lista delle caratteristiche richieste:
– essere orgogliosa di avere un/a figlio/a transfrociolesbica e non vergognarsi di dirlo a chiunque, anche alla vicina di casa pettegola e maligna, anche allo zio dell’Udc;
– avere una capacità di ascolto inesauribile, pronta ad accogliere qualunque cosa, dai drammi come l’essere buttati fuori di casa perché LGBT, alle pene d’amore, al gossip sulla comunità;
– amare lo Spritz Campari e farsi i cicchetti in compagnia;
– essere ironica e autoironica;
– non avere peli sulla lingua quando deve dire qualcosa, anche se è sgradevole, anche se è un rimprovero, anche se deve mandarti a fare in culo;
– essere coraggiosa, resistente e resiliente a tutto;
– avere un’energia instancabile per essere sempre presente, in modo che tutti i suoi figli putativi possano essere felici di averla al proprio fianco: banchetti, manifestazioni, presìdi, fiaccolate, aperitivi, cene, inaugurazioni di festival, assemblee, feste, concorsi di bellezza, lauree, commemorazioni, interventi nelle scuole, lezioni ai volontari, spettacoli, battesimi buddisti, scampagnate;
– saper parlare in pubblico con un linguaggio semplice e diretto, che risulti al contempo commovente e carismatico;
– avere un marito che la appoggi e non le rompa le scatole se passa fuori di casa cinque sere a settimana per stare con transfrociolesbiche di tutte le età ed estrazioni sociali;
– essere antifascista, di sinistra – quella vera, che non ha più rappresentanza politica – e solidale con tutti gli esclusi;
– avere uno/a o più figli/e che siano stati così amati e così educati bene da non essere gelosi di tutto l’amore che la loro mamma sparge in giro per il mondo, consapevoli che ne ha una riserva infinita;
– divertirsi autenticamente nell’avere a che fare con checche isteriche, lesbiche incazzose, primedonne e con tutte le glitterate favolosità del nostro mondo. Non tollerarle o essere paziente, ma proprio spassarsela;
– essere talmente sicura di sé da non temere di stare seduta sulle spalle di una gigante, LA madre della comunità LGBT bolognese e non solo, che è venuta prima di lei e le ha spianato la strada: Flavia Madaschi.
pubblicato sul numero 2 de La Falla – febbraio 2015
Foto di Walter Wadely Deligia
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