Nel 1910, sulle pagine del New York Evening Journal compaiono sotto le vignette di The Dingbat Family (anche The Family Upstairs) le disavventure di unǝ gattǝ che persegue insistentemente l’amore di un topo, Ignatz, che lǝ colpisce con un mattone in tutta risposta. Dopo due anni, Krazy Kat (o Krazy & Ignatz) inizia la pubblicazione indipendente sullo stesso quotidiano.
Quando pensiamo ai fumetti queer le strisce dei primi anni del ‘900 non sono il primo esempio a saltarci in mente. Eppure, George Herriman concepì Kat come «qualcosa tipo unǝ follettǝ. Senza sesso, che non poteva essere un lui o una lei.»
Con una lettura postuma, le surreali e insistenti avance di Krazy e i violenti rifiuti di Ignatz assumono facilmente le tinte di una torbida relazione queer. Soprattutto contando che la maggior parte dei personaggi della contea di Coconino si riferiscono allǝ gattǝ al maschile.
Alcuni episodi, oggi più facilmente riconoscibili come razzisti, fanno emergere anche la complessa relazione di Herriman con il suo retaggio di persona creola, che tentò di nascondere per tutta la vita.
Nonostante durante la pubblicazione non godesse di grande successo, la striscia diventò una delle serie più influenti della storia del fumetto. La casa editrice Coconino, ad esempio, è proprio un omaggio al titolo. La striscia proseguì fino alla morte dell’autore, nel 1944, grazie al grande amore che il direttore del giornale nutriva per l’opera.
Illustrazione di Claudia Tarabella
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