Per parlare con esattezza di letteratura queer dovremmo prima di tutto domandarci cosa voglia dire letteratura e cosa voglia dire queer. Entrambi i termini, però, hanno un portato di catarsi e cambiamento che rendono fuori luogo, se non addirittura inutile, mettersi a dialogare con le armi dei dizionari e delle correnti di pensiero al fine di trovare una soluzione univoca. Oltretutto, cercare di trovare una soluzione univoca sarebbe un tradimento essenziale del portato di queste pseudo-categorie.

Se una certa terminologia è utile a creare una mappa mentale per muoversi nel caos e nello stordimento che i mutamenti continui creano, d’altra parte fissarne i confini porterebbe a una solidificazione dannosa di quella ontologica proprietà di rivolta intrinseca, di cambiamento e adattamento. Per questo è altrettanto utile pensare ai generi come a qualcosa di descrittivo, piuttosto che prescrittivo (e sì, l’ambivalenza intrinseca della parola genere qui si presta a una lettura più ampia): un prodotto letterario che ascritto a un genere non solo risponde a certe letture di quel dato genere, ma prima di tutto lo costituisce. La parola chiave di questo intervento, quindi, sarà flessibilità, in congiunzione – o congiuntura – e non in rottura con il termine fluidità, che però ha una sua valenza politica specifica che rischia di essere sottratta attraverso la generalizzazione.

La letteratura LGBTQ+, negli studi più recenti che hanno adoperato queste prospettive come punti di vista e di indagine, viene definita blandamente quale letteratura creata da e per soggetti lesbici, gay, bi e trans, che mette a tema personaggi e/o trame che ritraggono la comunità LGBTQ+. A questo proposito sarebbe più utile evitare di adoperare queer come categoria letteraria se applicata come marca da bollo, come una certificazione ai testi in quarta di copertina, e domandarci piuttosto se non bisognerebbe concentrarsi sull’approccio queer, teorico e pratico. 

Oltre l’analisi dei personaggi e dei desideri nei testi, la teoria queer è uno strumento per cercare di individuare quei movimenti interni che decostruiscono assunti normativi. Questo vuol dire che una interpretazione queer è possibile anche lì dove il testo, e il contesto, non lo permettono; allo stesso tempo consente una critica al materiale spesso indicato come queer in quanto tale – e cioè senza porsi la questione di cosa voglia dire queer. Perché queer vuole dire molto più che, semplicemente, tutto ciò che non è cisetero. Queer significa attivamente decostruire la cultura eteronormativa e patriarcale; queer significa porre sotto interrogazione i modi di pensare costituiti secondo esclusione e cancellazione; queer significa mettere in difficoltà e soprattutto mettere in dubbio. Queer significa attivismo, movimento, desiderio di rivoluzione, oltre che rappresentazione di desideri rivoluzionari, come quelli LGBTQ+ in un mondo ciseteronormato. Perdere di vista il potere caotico e politico del termine queer rischia di perseverare nella glamourizzazione e banalizzazione del suo portato, col rischio di assimilazione totale e totalizzante.

Se guardiamo al prodotto queer non possiamo ignorarne la produzione stessa, essendo la queerness uno strumento di attivismo politico oltre che identitario; questo fattore complica inevitabilmente la possibilità di categorizzazione. Adoperando questo assunto come lente di osservazione, mi sono chiesta quali domande fossero per me necessarie per immaginare dei parametri di aderenza – per quanto ironica questa stessa operazione possa risultare – all’attività\attivismo queer. Se a determinare un testo come queer è chi lo produce, diviene inevitabile un’indagine approfondita della biografia personale oltre che del posizionamento autoriale. Abbiamo potuto osservare quanto questo scrutinio possa essere ingannevole e controproducente con il caso di Isabel Fall, autrice de Il racconto dell’elicottero, che ha subito aggressioni di vario genere. D’altro canto, se a rendere categorizzabile come letteratura queer fosse il solo tema di scrittura, ancora oggi prenderemmo come esempio canonico l’esperienza di gender bending – e per molti aspetti intersezionale – rappresentata dai famosissimi Sarah e Ingannevole è il cuore più di ogni cosa, autobiografici capolavori anni Novanta della persona JT Leroy, rivelatəsi poi Laura Albert, un’autrice americana che ha dovuto affrontare anche una causa per frode: non per i libri, quanto per la resa cinematografica degli stessi, dovuta allo scandalo dell’avatar fittizio che aveva fatto impersonare a terzi per alimentare l’aura queer del testo nella sua estensione incarnata. 

D’altro canto, l’atto queer politico quale fulcro di una narrazione di desiderio e azione rivoltosa che parli dai margini e per i margini cancella a priori l’esperienza queer di personaggi controversi come Caitlyn Jenner, autrice di un’autobiografia di poco successo ma pur sempre autrice di un’autobiografia che pone diversi accenti fondamentali, e invece include quelle operazioni quasi bellicose ma non conformiste (seppur gender-conforming) di autorə che delle battaglie politiche e sociali di inclusività e trasversalità, oltre che di intersezionalità, hanno fatto la propria poetica (penso ai canti struggenti e rabbiosi di Patrizia Vicinelli, dall’esilio e dal carcere in particolare). 

Intanto, la letteratura queer sembra avere trovato un suo spazio nel mainstream e questo sicuramente aiuta quotidianamente un numero incalcolabile di persone che prima non avevano l’opportunità di accedere ad alcuna narrativa e\o narrazione che permettesse loro un’identificazione; questa nuova condizione letteraria, però, ha smesso di essere una produzione dal basso, quindi mancando di fatto l’appuntamento con la carica politica di indipendenza e non-assimilazione al mercato globale e capitalistico, che sempre mette a rischio anche di assorbimento acritico nel flusso principale, normato.

Per fortuna, nonostante gli intoppi teorici che con questo tentativo di navigazione dell’argomento ho provato a presentare, la queerness rimane pragmaticamente forte nel suo potere sovversivo e si rende in quanto tale riconoscibile. Talvolta nell’immediato, talvolta nella lunga distanza. Oltre qualsiasi tentativo di semplificazione, oltre qualsiasi tentativo di riduzione, oltre qualsiasi tentativo di categorizzazione.