Radclyffe Hall (1880-1943), scrittrice e poeta inglese del primo Novecento, scandalizzò il Paese con il romanzo apertamente lesbico Il pozzo della solitudine.
A poca distanza dalla condanna subita da Oscar Wilde, l’opera le costò un lungo processo per oscenità e fu bandita fin dopo la sua morte.
Nata da una famiglia ricca dell’Hampshire, Hall viaggiò molto e visse le sue relazioni – dapprima con Mabel Veronica Label, poi con la scultrice Una Vincenzo Troubridge – sempre alla luce del sole, in particolare quando si stabilì a Firenze.
A ventun’anni decise per sé il nome John e nell’arco della sua vita, così come in quella della sua protagonista alter ego, Stephen, era solita designarsi non con il termine lesbian bensì con invert, oggi riconducibile a trans.
Nel romanzo, il suo disagio di abitare un corpo femminile che desidera e ama una donna come farebbe un uomo etero, la porterà a interfacciarsi con solitudini sempre più profonde e a gridare a Dio, sul finale, «Dai anche a noi il diritto di esistere!», rivendicando quella libertà di identificazione di genere la cui eco è ancora necessaria e potente.
Immagine realizzata da Riccardo Pittioni
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