SOLO UNA LESBICA PUÒ INTERPRETARE UNA LESBICA?

Durante l’estate la rete televisiva americana Cw ha annunciato che l’universo della Dc (l’Arrowverse, per i nerd tra noi) si arricchirà di un ulteriore personaggio LGBT+. Sarà infatti su Batwoman la prima serie di supereroi con una protagonista lesbica dichiarata, e uscirà nel 2019/2020, mentre la sua introduzione nel crossover Flash/Supergirl/Arrow è programmata già per la fine di quest’anno.

Negli anni ‘50 Kate Kane fu presentata come interesse romantico per Batman – anche per sviare le accuse a lui rivolte di omosessualità – per poi essere ripresa nel 2006 come un’eroina apertamente lesbica, con tanto di relazione tumultosa con la detective Renee Montoya. Per dare vita a Batwoman la Cw ha ingaggiato Ruby Rose, che da protagonista dei sogni di molte diventa così star di un franchise, in un ruolo che la renderà ancora più memorabile.

Tuttavia, la scelta dell’attrice non ha incontrato i favori di molte frequentatrici di Twitter. Sotto l’hashtag  RecastBatwoman non hanno perso l’occasione per puntualizzare che non sia “abbastanza lesbica” – poiché si identifica come genderfluid – e che non sia, come il suo personaggio, di famiglia ebraica. Credenze religiose a parte, se un personaggio pubblico non piace per ragioni più o meno condivisibili, è indispensabile non violare la sacralità del diritto all’autodeterminazione per attaccarlo. Non sta dunque ai critici di Twitter decidere se una persona sia sufficientemente parte di quella che è, di fatto, una minoranza. Se, nello stesso contesto, alcune di noi stanno più a loro agio che altre, la radice del problema va comunque individuata nell’ambiente, e mai nella nostra identità.

Ruby Rose ora ricopre una posizione privilegiata, e ha armate di fan pronte a difenderla, ma ciò non la rende meno vulnerabile. Le offese che le sono state rivolte hanno sortito l’effetto di farla allontanare dai social (fortunatamente non quello di rinunciare al ruolo), non prima di aver twittato “Quando le donne e le minoranze si uniscono sono invincibili. Quando ci buttiamo giù a vicenda fa molto più male che qualsiasi altro gruppo”.

La ghettizzazione di certe identità, anche all’interno di un movimento più ampio, ci assimila sempre più ai detrattori dei nostri diritti, che trionfano più facilmente se siamo divise e confuse. È fondamentale pretendere una caratterizzazione rispettosa e variegata dei personaggi LGBT+, nonché attori e attrici che rendano loro giustizia, ma attaccare l’individualità di una persona per ottenerle non è mai giustificabile. Avere obiettivi e mezzi di realizzazione diversi è legittimo, ma se dimentichiamo chi siamo e da dove veniamo, tutte le critiche si svuotano di significato.

“Se mi cercate, mi potete raggiungere sul Bat-telefono” ha concluso Rose. La aspettiamo sui nostri schermi.

pubblicato sul numero 38 della Falla – ottobre 2018