Nel maggio del 1626, Antonio de Erauso sbarca a Roma per incontrare il Papa. Non è una persona anonima quella che scende dalla galera proveniente da Genova, ma ha una certa fama che la precede. Infatti, nei pochi giochi passati in mare, questa persona ha dovuto curare una piccola ferita alla mano, procurata nel corso di un duello degenerato in mischia.
Infatti, Antonio de Erauso è un soldato della corona spagnola, oltre che un esploratore del Nuovo Mondo, piuttosto rissoso e manesco per giunta. Ma è anche una suora, tra le altre cose.
Ripercorrendo la sua vita ai limiti del romanzesco, infatti, c’è di che sorprendersi: nata Catalina de Erauso nel 1585 (il 10 febbraio 1585, secondo i registri battesimali) a Donostia-San Sebastián, nei Paesi Baschi, da famiglia agiata e di tradizione militare, a quattro anni è mandata in convento per prendere il velo, ma il 18 marzo 1600 fugge dopo essere stata picchiata da una suora. Trovato rifugio in un bosco, de Erauso avrebbe cucito autonomamente degli abiti maschili con cui allontanarsi dalla regione. L’identità di Catalina viene abbandonata quando trova fortuitamente riparo nella casa di uno zio materno, che non la riconosce. Col nuovo nome di Francisco Loyola, de Erauso trova lavoro come paggio e finisce nella prigione di Bilbao per poi tornare a casa, senza mai essere riconosciuto. Alcune vicissitudini lo portano addirittura nel 1603 a servire come mozzo sulla nave comandata da un altro suo zio, e a ritrovarsi a Panama, dove ruba dei soldi e fugge dallo zio per raggiungere Lima, dove si arruola al servizio di un suo fratello per le campagne di conquista del Cile contro la locale popolazione Mapuche. Così per vent’anni e con continui cambi di identità continua la sua vita tra Perù, Cile e Argentina, dimostrando spigliatezza in battaglia, tanto da guadagnarsi il grado di alfiere, ma anche una certa inclinazione per i duelli, sia come protagonista che come secondo. Proprio prestandosi in questo ruolo durante un duello notturno uccide involontariamente suo fratello Miguel, ma dimostra sempre un certo carisma con cui ottenere protezione (insieme ad alcune proposte di matrimonio con figlie o dame del proprio seguito) da qualche signorotto ora in una città ora in un’altra ogni qualvolta uccide qualcuno e si ritrova gli uomini di legge alle calcagna. Proprio per scampare a un arresto confessa infine nel 1623 al vescovo di Guamanga di essere una donna, e l’ispezione di due levatrici conferma che per di più è vergine.
La verginità è stata giudicata elemento determinante per ottenere il beneplacito del Papa quando, dopo oltre due anni passati nel convento di Lima (fino a quando non giunge la conferma dalla Spagna che Catalina de Erauso non ha mai preso i voti), de Erauso sbarca a Cadice e da lì raggiunge Roma in occasione del Giubileo. Papa Urbano VIII, infatti, concede licenza di continuare a indossare abiti maschili, a patto di continuare a condurre una vita onesta e senza ulteriori spargimenti di sangue, cosa che de Erauso fece, tornando in Nuova Spagna nel 1630 dove diviene commerciante e mulattiere e acquisisce l’identità definitiva di Antonio de Erauso fino alla sua morte, avvenuta intorno al 1650.
La storia di questa persona è conosciuta grazie a una sua autobiografia, edita per la prima volta solo nel 1829 (edita in Italia da Sellerio nel 1991 col titolo Storia della monaca alfiere scritta da lei medesima). Per quanto si possa concedere un minimo di scetticismo sull’esatto svolgimento dei fatti narrati, vi è altra documentazione che prova l’esistenza di tale persona e se ne ha addirittura un ritratto, non limitata al succitato registro battesimale. Una sottigliezza dell’originale spagnolo, inoltre, è che la voce narrante, pur identificandosi come Doña Catalina de Erauso, si riferisca spesso a sé declinando i termini al maschile, e parlando di sé in terza persona evita di usare pronomi (sottigliezza che si perde nella traduzione inglese). Non ci è possibile sapere, ad oggi, se si sia trattato di una persona intersex, ma ci sono abbastanza elementi per ipotizzare di essere di fronte a uno dei primi casi di uomo transgenere eterosessuale documentati della storia moderna.
Probabilmente ha influito sulla prima immediata pubblicità della sua storia il gusto tutto barocco per l’eccentricità e per quanto è fuori dall’ordinario, il che giustifica il successivo declino della sua fama fino al XIX secolo. Più recentemente, invece, Sherry Velasco ha approfondito il suo impatto come icona culturale lesbica e Sonia Pérez-Villanueva ha cercato di restituire un’analisi critica della sua vita.
Resta una persona ancora parzialmente avvolta nel mistero, un tassello della storia ancora da ricostruire.
Testi di riferimento
Sherry Velasco, The Lieutenant Nun: Transgenderism, Lesbian Desire, and Catalina de Erauso, University of Texas Press 2000
Sonia Pérez-Villanueva, The Life of Catalina de Erauso, the Lieutenant Nun: An Early Modern Autobiography, Fairleigh Dickinson University Press 2014
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