Questa edizione di Fruit Exhibition offrirà la scena, il 2 febbraio alle 21:15, a una performer e musicista misteriosa e alle sue molteplici personalità. Kim Berly, figlia di una famosa ballerina di pole dance e di un buttafuori di Ibiza, a seguito di un incidente, dovuto ai laser di una discoteca, si è calata nelle profondità della solitudine e dell’emarginazione, riemergendone carica di ambiguità e suggestioni, nonché forse di alcune psicosi. Attraverso performance audiovisive, profondamente legate alla cultura underground, Kim non lascia spazio alla tranquillità e desidera trascinare lo spettatore dentro quel mondo fatto di dubbi e inquietudine celato nella nostra mente.
Riferendosi a se stessa tra prima e terza persona, ha deciso di raccontarci qualcosa di lei.

Kim Berly, un terribile incidente ti ha costretta a cambiare vita e attitudini, portandoti da Ibiza alla scena underground. Cosa puoi dirci a riguardo?

Come mi ha raccontato Kim Berly dopo l’incidente, lei purtroppo non possedeva più gli alti standard di bellezza richiesti dallo stile di vita di Ibiza. Questo ha drasticamente cambiato la sua vita. Arrivò la depressione, scomparvero le offerte di lavoro, gli amici, l’autostima… Stando a casa però, Kim ha scoperto un club di cultura underground, un mondo che offriva cose molto più interessanti di quelle diffuse dalla ristretta mentalità di Ibiza. Tutto a quel punto diventò possibile, le stranezze diventarono una nuova vetta. Al momento Kim sta usando tutte le conoscenze acquisite durante il passato, fondendole col suo nuovo stile di vita.

La tua elaborazione di nuove forme espressive per comunicare te stessa e ciò che senti dove ha trovato origine artisticamente? Ci sono figure che hanno illuminato la tua strada?

Negli anni passati Kim si è lasciata ispirare fondamentalmente dai musicisti e da quel particolare modo di performare l’arte. Loro non eseguono semplicemente le loro canzoni, portano un’esperienza sul palco. Arca, ad esempio, è un genio a trascinare via gli spettatori con la sua presenza: anche durante un suo semplice dj-set si rimane affascinati. È il suo modo di mixare, di usare le immagini giuste, i giusti abiti e fondere tutto questo simultaneamente nel suono a rendere l’esperienza speciale. Anche SOPHIE, Dean Blunt, Planningtorock e Mykki Blanco sono stati per lei fonte di ispirazione.

Perché hai deciso di diventare una performer? Quali messaggi vuoi veicolare con la tua arte?

Da sempre la piccola Kim ha desiderato diventare una famosa pop star ma quello non è stato il suo destino. Ad ogni modo, durante gli anni all’Accademia d’arte, il focus principale dei suoi lavori era il mondo dei sogni: cercava di usare l’arte performativa per portare i sogni nella realtà. In quanto performer si ha la libertà di creare un proprio scenario, una propria identità e una particolare ambientazione. Per lei questa è davvero la via perfetta per lavorare e tradurre ciò che c’è nella sua mente.

Col suo lavoro non intende trasmettere un messaggio in particolare, l’aspetto principale è quello di confondere le persone offrendo loro spunti di riflessione. Lo scopo di Kim è quello di trascinare la gente fuori dalla comfort zone, fare in modo che vedano cose che non conoscono.

La maschera che porti crea una separazione con il mondo esterno, un distacco, e costringe chi ti osserva a porsi delle domande: ti sei mai chiesta che effetto potesse avere?

Si, l’uso principale della maschera è proprio quello di creare un’altra identità, nascondendo il sé di tutti i giorni dietro uno scudo. Kim si sente più a proprio agio quando la gente non può riconoscerla. Allo stesso modo molti suoi limiti scompaiono quando indossa la maschera. Le dà la sensazione di poter fare qualsiasi cosa senza il peso della vergogna, del giudizio e di qualsiasi forma di imbarazzo.

Per Kim la maschera non è solo un oggetto in sé: può essere un semplice make-up, così come un’ala che ti porta lontano, o un travestimento che ti permette di essere qualcun altro.

La ragione principale per cui la indossa è anche quella di confondere il pubblico in merito al suo genere! Giocare con esso è uno dei tratti distintivi di Kim Berly e delle sue performance.

Il due febbraio, grazie a Fruit exhibition, Bologna potrà assistere a una tua performance, cosa progetti di mettere in scena?

Siate pronti per un’esperienza audiovisiva emozionante, da giro sulle montagne russe! Credo che Kim vi spaventerà, vi farà venire voglia di correre via, vi farà piangere e, perché no, vi disgusterà un po’…

Hai in serbo qualche progetto per il futuro?

Ogni artista visivo è sempre in cerca di nuove forme attraverso le quali esprimersi. Un paio d’anni fa Kim ha scoperto Zine world e quest’anno parteciperà ad alcuni eventi legati ad esso, così da poter presentare alcune pubblicazioni a firma dei differenti alter ego che si è creata. Ognuno di loro ha uno stile diverso e si esprime in un modo tutto suo.

Foto: Fruit Exhibition