In occasione di Gender Bender 2016 arrivano a Bologna numerosi spettacoli tra cui Paradox, l’ultimo lavoro di Itamar Serussi Sahar e di Paolo Mangiola. I due coreografi indagano con diverse chiavi di lettura il concetto di genere, il rapporto tra maschile e femminile e di come questi interagiscono. Lo spettacolo è stato presentato presso il Teatro Arena del Sole, ieri, 27 Ottobre.
Sono le 21.15 quando le luci si abbassano all’interno della Sala de Bernardinis. Gli spettatori fissano il sipario mentre si apre per lasciare spazio alla figura di un ballerino in penombra già impegnato nel suo assolo. L’idea che la performance cominci prima dell’apertura della scena ha del paradossale e per uno spettacolo intitolato Paradox è un interessante punto di partenza. Sycho, Fem e Tefer sono i tre momenti che compongono il nuovo lavoro di Itamar Serussi Sahar e di Paolo Mangiola.
Dagli opuscoli ai programmi di sala, questo balletto viene presentato come un’indagine sul concetto di genere portata avanti dai due coreografi, sul rapporto tra maschile e femminile, sulle loro codificazioni e contraddizioni. Formalmente ci sono due momenti dedicati al maschile intervallati da uno dedicato al femminile. Basta ricordarsi giusto queste informazioni per rendersi conto che lo spettacolo al quale si sta assistendo va ben al di là di quanto atteso.
Le luci si sono alzate sul palco e il ballerino continua la sua performance: Sycho di Sahar è un assolo incentrato sulla rappresentazione, al maschile, dell’animo umano soggetto alle emozioni più disparate. Gestualità “banali” come il mostrare il bicipite teso in segno di forza e virilità, il camminare forsennatamente sul palco si incontrano/scontrano con momenti e posizioni di pura danza. La musica di Richard van Kruysdijk che accompagna questo atto arriva tardi, e in realtà, paradossalmente, accompagna volutamente poco con i suoi ritmi sincopati e dai continui cambi di strumentazione. L’assolo si chiude con un coreografato “cumming” del ballerino per mostrare la più esasperata forma di mascolinità.
Segue Fem, coreografia di Mangiola. È abbastanza facile notare un approccio diverso a partire dallo stare in scena: le quattro ballerine sono in posizione come se stesse per cominciare il solito Schiaccianoci o Giselle. Con delle musiche più accondiscendenti vengono esaminati i canoni della femminilità e del balletto. In tutto ciò si perde completamente il concetto di prima ballerina. Sul palco ci sono Giselle, Clara dallo Schiaccianoci, Shahrazād e Giulietta e ognuna racconta indipendentemente alle altre la propria storia. Dalla seduta H19 si nota una ballerina uscire. Continua a ballare anche dietro le quinte. Rientra ed è come se non fosse mai accaduto.
A chiudere Paradox c’è Tefer, uno studio per sei ballerini di Itamar Serussi sempre su musiche di Kruysdijk. Una danza tribale, o almeno quello che la musica questa volta suggerisce, caratterizzata da uno sfoggio della mascolinità e della virilità. Viene interrotta da uno sparo e i ballerini si portano una mano sulla bocca, rimanendo immobili. Il silenzio si interrompe e la danza guerriera continua tra momenti individuali e d’ensemble per chiudersi con una precisa immagine. Sono sei fenicotteri rosa.
Al termine della rappresentazione durante gli applausi tributati ai ballerini non è difficile pensare a quanto l’idea di paradosso sia stato rielaborato come strumento per la riflessione sul concetto di genere e di maschile e femminile. La scelta delle luci, le musiche, i costumi e le coreografie hanno continuamente disatteso le aspettative pregiudiziali rendendo Paradox uno spettacolo straordinario ma conturbante e con molti spunti di riflessione per lo spettatore seduto in fila H posto diciannove.
Per saperne di più
Il programma di danza di Gender Bender
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