
Tina Modotti, all’anagrafe Assunta Adelaide Luigia Modotti Mondini, nata a Udine nel 1896, attraversa il primo Novecento guidata da due forze che l’accompagnano per tutta la vita: l’arte e la politica. La sua storia, fatta di viaggi, alcuni voluti, altri imposti, passioni travolgenti, battaglie pubbliche e dolori privati, riflette le tensioni culturali e ideologiche che segnano l’alba del secolo.
Nel 1927, ormai radicata in Messico, aderisce al Partito Comunista e partecipa alla rivoluzione culturale in atto. E’ proprio durante la sua militanza che la fotografia, passione coltivata fin dalla giovane età, le offre davvero una voce. Con il supporto di Edward Weston, compagno e maestro, affina la tecnica e trasforma l’arte in strumento politico. Le sue fotografie non sono soltanto estetiche, ma raccontano povertà, disuguaglianze, lotte invisibili.
Diventa la fotografa del movimento muralista e si schiera al fianco di Frida Kahlo e Diego Rivera nel Fronte Unico per Sacco e Vanzetti. Traduce articoli per il giornale El Machete, prende posizione contro l’occupazione americana e denuncia le violenze del fascismo italiano. Le sue parole, come le sue immagini, pesano: in patria viene definita «persona non grata».
Nel 1929 viene espulsa dal Messico. L’accusa ufficiale è il coinvolgimento in un attentato contro il presidente Ortiz Rubio, ma dietro quel provvedimento si cela soprattutto l’ostilità verso il suo impegno politico. Da quel momento, Tina diventa una cittadina del mondo rivoluzionario, portando avanti la sua professione da fotografa: passa per Berlino, poi Mosca, dove lavora con il Comintern, e infine la Spagna, dove partecipa alla guerra civile con il Soccorso Rosso Internazionale.
Tina muore a Città del Messico il 5 gennaio 1942. Le circostanze restano oscure.
Il suo sguardo, però, continua a parlarci. Con forza, con grazia, con verità.
Illustrazione di Claudia Marulo
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