Il padre di All of us strangers afferma di aver sempre visto il protagonista un po’ «Tutti Frutti». Ma cosa c’entra il brano di Little Richard con i gay tristi? I termini “fruit” e “fruity” (“frutto” e “fruttato”) sono linguisticamente associati all’omosessualità in inglese almeno dall’inizio del ‘900, quand’erano usati come slang ironico dai finocchi tra loro. È dagli anni ’30 invece che si attesta come espressione denigratoria contro gli uomini gay, associandoli a una dolosa effemminatezza, probabilmente per la dolcezza, i molti colori e la mollezza della frutta. E da lì a oggi, da un lato diventano insulti generici per tutta la comunità LGBTQIA+, dall’altro un termine eufemistico: qualcosa «a little fruity» è da noi «un po’ frufru». Ma c’è di più: alla metà del secolo scorso, accanto al più celebre termine “beefcake” (diremmo “pezzo di manzo”), che indica gli uomini gay grossi e mascolini, esaltati dalle riviste a tema, è esistito anche un po’ per contrapposizione “fruitcake”, per i gay esili ed effemminati. E ancora, tra gli anni ’50 e ’70, è stata impiegata in Canada la così chiamata Fruit machine, un’apparecchiatura pseudoscientifica che sarebbe servita a scovare i gay da condannare per perversione sulla base delle risposte somatiche a immagini di uomini nudi e slang di comunità (come “attivo” o “regina”). E per finire, “fruit fly”, “moscerini della frutta”, sono le frociarole che ronzano attorno a noi checche. E tu, che frutto ti senti?

Illustrazioni di Claudia Tarabella