Uno spettro arcobaleno si aggira per la Valle dei Mumin, i buffi troll simili a ippopotami bianchi creati da Tove Jansson (1914-2001). L’artista finlandese di lingua svedese inizia a pubblicare le loro storie nel 1945, e col tempo i suoi albi illustrati diventano sempre più popolari. Le tenere avventure dei Mumin conquistano fan in tutto il mondo ispirando film, serie TV, spettacoli teatrali e persino parchi a tema.
Meno noto, però, è che Jansson negli ultimi anni sia diventata un’icona queer, sia perché nella vita ha amato uomini e donne (come mostra un film recente su di lei), sia perché i suoi libri parlano dell’importanza di accettare le persone per come sono e dello scegliersi una propria famiglia.
Anche la sua relazione con la regista teatrale Vivica Bandler si riflette nei nomi di due personaggi: Tofslan e Vifslan, gli stessi diminutivi con cui si chiamavano Jansson e la sua amante. I due parlano una lingua tutta loro, come quella usata da Tove e Vivica per scriversi, e nascondono un prezioso segreto: il Rubino del Re, allegoria del loro amore proibito dalle leggi dell’epoca. E poi c’è soprattutto Tuulikki Pietilä, l’artista con cui Jansson ha convissuto per 45 anni (e di cui parla nel libro Fair play), immortalata nel personaggio di Too-Ticky che riecheggia il suo soprannome “Tooti”.
E ancora nella Valle dei Mumin i ruoli di genere sono spesso indefiniti: come gli Hemulens dai lunghi abiti che possono essere sia maschi che femmine, o i Whompers il cui genere non è dichiarato.
Tove non è mai stata un’attivista, ma è una di noi.
Illustrazione di Claudia Tarabella
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