Ad agosto tutte al mare, tranne il governo che legifera contro la comunità LGBTIQIA+. Gli attacchi all’infanzia e all’adolescenza trans* di Schillaci e Roccella hanno preso corpo in un DDL per schedare ə minori trans* che assumono ormoni bloccanti della pubertà, farmaci distribuibili – per questa legge – solo nelle farmacie ospedaliere. Parallelamente, il DDL Sasso prova a falciare le iniziative dei singoli istituti imponendo per la carriera alias a scuola documenti che dimostrino procedimenti di rettificazione del sesso anagrafico in corso. Mentre i testi di Valditara e Amorese chiedono il “consenso informato” alle famiglie per partecipare ad attività in classe di educazione alla sessuo-affettività, con una serie di diritti di veto per tener fuori esperte e attiviste transfemministe e queer. E parlando di attiviste, non possiamo non citare anche il violento attacco personale di Pro Vita, perpetrato tramite misgendering e gogna mediatica, all’avvocata e portavoce del MIT Roberta Parigiani, dopo l’audizione di inizio mese alla Commissione Cultura della Camera.
È palese l’assedio del governo alle nostre comunità a partire da obiettivi strategici, considerati sensibili per il grande pubblico, le identità trans* che più turbano la quiete dell’eteronorma, soprattutto se riguardano ə minori, che culturalmente non siamo abituatə a pensare come persone capaci di autodeterminarsi, ma solo di subire decisioni altrui; e l’intramontabile lotta alle associazioni LGBTQIA+ nelle scuole, con un grande ritorno in chiave fascista. Abbiamo letto negli ultimi mesi le indicazioni nostalgiche di Valditara, che disegnano un modello di scuola verticale e autoritario, perfettamente in linea con l’obiettivo attuale di censurare saperi non allineati e di vincolare la libertà educativa al volere familiare. Modello familiare tradizionale che può così continuare, impenetrabile, a riprodurre la violenza ciseteropatriarcale. Perché lo spauracchio propagandistico del gender nasconde dietro la sua sagoma mostruosa tante tematiche sensibili e complesse che minano il nostro impianto socioculturale: speravamo, ad esempio, che dopo il caso mediatico del femminicidio di Giulia Cecchettin, la scuola italiana recepisse finalmente l’urgenza di parlare di relazioni e affettività, e invece i fondi stanziati sono naufragati a inizio anno verso programmi sull’infertilità.
La notizia che ha fatto sobbalzare il grande pubblico sotto l’ombrellone è stata quella del gruppo Facebook Mia moglie e del sito Phica, sui quali mariti e partner condividevano e commentavano immagini di donne ignare, che non ha certo sorpreso invece chi lotta quotidianamente contro la cultura dello stupro. Perché sappiamo che quando la destra di governo porta avanti una battaglia contro noi attiviste transfemministe e queer, dicendo che ə bambinə «non si toccano», sta in realtà facendo una crociata culturale contro i temi cardine del consenso e dell’autodeterminazione. E allora da questi dobbiamo partire, con la ripresa settembrina della scuola, per educare le nuove generazioni alla libertà e costruire assieme a loro (e non su di loro) un cambiamento sociale radicale.
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